Le insidie di una famiglia «per bene»

«Hilda» della franco-senegalese Marie NDiaye smaschera le ipocrisie del ceto medio «intellettuale» e dei suoi valori fintamente progressisti

Laura Novelli

Per tutto il tempo della commedia si parla di lei, si esaltano le sue doti, si decantano le sue qualità, ma lei non compare in scena neanche per un istante. Segno che Hilda - domestica modello entusiasticamente assunta a servizio da una capricciosa signora borghese che aspira a trasformarla in un suo perfetto alter ego - potrebbe essere, in realtà, una proiezione, un ideale, un desiderio. Un’icona moderna scelta dalla scrittrice e drammaturga franco-senegalese Marie NDiaye (quarantenne autrice di romanzi, racconti e fortunate pièce teatrali) per parlare di rapporti di forza, prevaricazioni emotive, sottili violenze psicologiche. È questo infatti il tema centrale del lavoro, intitolato appunto Hilda, che Adriana Martino presenta in questi giorni al Belli nell’ambito della rassegna «Trend. Nuove frontiere della scena europea», dedicata quest’anno alla Francia. «Si tratta di un’opera - spiega la regista (anche curatrice della vetrina insieme con Antonio Salines) - molto complessa e originale. La struttura è quella di un monologo intervallato da momenti di dialogo in cui la protagonista, madame Lemarchand, parla rivolgendosi al marito di Hilda». Ovviamente i due discutono solo ed esclusivamente di quest’ultima. «Il personaggio della signora - prosegue la Martino - è ambiguo ed eccessivo quasi da subito: si emoziona al suono del nome dell’altra donna; la vuole assolutamente in casa per assistere i suoi figli; pretende anzi che, una volta assunta, Hilda si affezioni ai suoi bambini come se fosse la loro mamma». Ecco dunque che, da un avvio piuttosto tranquillo, la situazione precipita in toni quasi parossistici. «Quanto intende affrontare qui l’autrice è il sadismo che soggiace ai comportamenti umani più comuni, le ispirazioni inconsce che tutti nutriamo rispetto alla possibilità di dominare gli altri, di possederli, di costruirli a nostra immagine e somiglianza». Conferma ne sia il fatto che alla fine, valutata la scarsa resa del suo «esperimento» umano, madame Lemarchand (che si spaccia per una «donna di sinistra», aperta e illuminata) rispedirà la merce al mittente senza il benché minimo scrupolo. Noncurante del fatto che, invece, per la povera Hilda le cose non andranno a posto così facilmente visto che, nel frattempo, la sua famiglia e il suo matrimonio hanno subito dei forti scossoni.
«In definitiva - conclude la regista - credo che questa pièce sia soprattutto un’arguta metafora del falso progressismo così di moda oggi.

Un’immagine emblematica dei nostri tempi, che la dice lunga sulle tante contraddizioni di una società priva di etica e di valori autentici».
In scena recitano: Valentina Emeri, Giacomo Zito, Federica Stefanelli.
Repliche fino al 22 maggio. Informazioni: 06-5894875.

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