Jazz, gospel, recital e tante tante sorprese: da ventidue anni dicembre è il mese del Blue Note, ultimo tempio della grande musica dal vivo a Milano, che sotto Natale scalderà il cuore, oltre alle orecchie, con un programma di spettacoli che già sfiora il sold out, così come tutto esaurito è andato il palinsesto di novembre con 25 serate al completo. Daniele Genovese, direttore generale del club di via Borsieri che fa parte del Casta Diva Group, ripercorre soddisfatto un percorso che col passare degli anni sta testimoniando una controtendenza rispetto a tutte le analisi che davano per decaduti i live metropolitani. La prima sorpresa è dietro l'angolo, cioè questa sera: Genovese, che cosa ci fa Elio delle Storie Tese nel tempio del jazz? "Il suo spettacolo è un perfetto esempio del cambio di pelle del Blue Note che in questi anni ha voluto rimanere al passo con i tempi proponendo una programmazione trasversale, pur mantenendo sempre alta l'asticella della qualità artistica. E i dati ci danno ragione perché, soltanto rispetto al periodo pre-covid, il pubblico degli spettatori è aumentato da 65mila a 90 mila presenze a stagione. È aumentato ma, soprattutto, è ringiovanito". Ed eccoci alla seconda sorpresa, quella che vede oggi sempre più giovani tornare ad accostarsi ad una musica "colta" come il jazz, una sorpresa per tutti noi che eravamo convinti che ormai la fruizione musicale delle nuove generazioni navigasse solo su Youtube e Spotify. E, invece, dal suo osservatorio privilegiato, Genovese fotografa una bella realtà anche suffragata da una policy sui prezzi e sugli orari sicuramente vincente. "Dopo il Covid abbiamo anticipato il secondo set alle 22.30, ma soprattutto abbiamo introdotto la novità del nice price, ovvero il biglietto ridotto di dieci euro per il 90 per cento dei secondi spettacoli. Una politica che ha avuto effetti molto positivi sugli ingressi, ma ovviamente non è l'unico aspetto". A rendere il Blue Note una delle sale di spettacolo più gettonate della città è infatti una programmazione che saputo aprirsi ai gusti di un pubblico ampio, uscendo dal recinto del jazz più ortodosso e sconfinando in generi come il funky, il rock e il pop d'autore. Una politica che non ha però fatto scadere la qualità. "Mi piace sottolineare dice Genovese il fatto che tra i ragazzi sia aumentato anche il pubblico di appassionati di jazz che, non dimentichiamolo, oggi spazia sempre di più ed è intriso di contaminazioni con altre categorie, finanche con l'hip hop". La riprova è che anche i concerti più raffinati registrano un'alta presenza di pubblico giovane. Va detto come lo stesso Blue Note, oltre ad ospitare nomi storici, abbia negli anni incentivato anche la sua politica di scouting, offrendo il palco a nuovi talenti emergenti. Tra gli storici, condivisi con la casa madre di New York, dicembre mette in scena come tutti gli anni l'ormai celebre Harlem Gospel Choir, che si esibirà anche per la cena di San Silvestro, questa volta proposta in una formula più easy al prezzo di 110 euro. Dopo Elio che si esibirà oggi e domani con "La rivalutazione della tristezza", spettacolo già in sold out nei turni principali in cui l'artista esplora con ironia e profondità un'emozione troppo spesso rimossa, c'è grande fermento anche per Raphael Gualazzi, protagonista il 13 e 14 dicembre con quattro concerti, tutti esauriti da giorni. Il pianista e cantautore marchigiano si presenterà al pubblico con il suo quintetto storico, in un viaggio tra jazz, soul e incursioni pop che hanno segnato la sua carriera internazionale. A seguire, un weekend di festa con l'energia di Nick The Nightfly, che dal 19 al 21 dicembre propone tre serate anch'esse quasi interamente sold out accompagnato dalla sua Orchestra per un percorso che spazia dagli albori del jazz ai classici di Natale.
Infine, come da tradizione, il Blue Note si prepara ad accogliere come già anticipato l'Harlem Gospel Choir, in scena in doppio set dal 26 dicembre al 3 gennaio, incluso l'attesissimo Capodanno, tra gli eventi più richiesti della stagione.