Intanto Mourinho è a Manchester: non è un po’ presto?

«Giocando in questo modo si rischia contro ogni squadra e di sicuro una prestazione del genere non sarebbe sufficiente per battere il Manchester United», ha spiegato Mourinho sabato sera pochi minuti dopo il mortificante pareggio contro il Cagliari. Ieri il tecnico portoghese era sulle tribune dell’Old Trafford con Fabio Capello e Diego Maradona per la supersfida di Premier League fra ManU e Chelsea. Ci tornerà l’11 marzo, ritorno dell’ottavo di Champions, crocevia della sua prima stagione milanese. Alle 10 e mezza di quella sera Moratti saprà dare un valore al cambio tecnico voluto l’estate scorsa. Dall’urna di Nyon, dieci giorni dopo l’ineccepibile sconfitta di Brema che tolse l’Inter dalle teste di serie in Europa, Mourinho invocava la grande espiazione per una squadra che, a suo avviso, aveva meritato la peggior avversaria per ripulirsi da un girone giocato senza merito. Il 19 dicembre all’Inter è stato abbinato il Manchester United campione d’Europa in carica che poche settimane dopo avrebbe sistemato nel museo dell’Old Trafford anche il mondiale per club: «Non ho paura - commentò Mourinho -, volevo affrontare i più bravi e sono stato accontentato», presagendo due sfide ricche di fascino. In quel momento l’Inter aveva 39 punti, 6 di vantaggio sulla Juventus e nove sul Milan. Ora, a due mesi circa dalla sfida dell’Old Trafford, la situazione in classifica è leggermente cambiata, niente di allarmante, ma dopo la zoppicante vittoria con il Chievo e la fortunata prestazione di Siena, è arrivata la freddissima serata con il Cagliari, 21 punti dietro in classifica, e probabilmente i tifosi dell’Inter tutto si aspettavano tranne un riferimento al Manchester United. La Juventus non si lascia sfuggire occasione per dichiarare guerra, e ci mancherebbe, lo scudetto sulle maglie vale tanto, tantissimo, almeno quanto una Champions. Non si è mai vista una priorità fra i due traguardi, sono solo risposte che si danno su estenuante insistenza: preferisci lo scudetto o la coppa? Uno alla fine, sfinito, dà una preferenza, ma è una forzatura da ufficio inchieste.
L’Inter è proprio sembrata imbastita sabato sera, con tante attenuanti, ma imbastita forte. Non si tratta solo aver stoppato le vittorie consecutive in campionato, otto, o di aver perso due punti sulla più diretta inseguitrice: si tratta invece di garantirsi una vita anche dopo l’11 marzo e almeno fino al 31 maggio, ultima di campionato.

Mourinho ha spiegato più volte che la Champions è una competizione imprevedibile, basta un dettaglio per far girare una partita e a Manchester lo sanno: ieri mattina alle 7, nell’albergo dove alloggiava il Chelsea, è scattato un falso allarme antincendio che ha tirato giù tutti dal letto e ha tenuto in piedi per oltre un’ora staff e giocatori, poi nessuno è più riuscito a prendere sonno. Il Manchester nel pomeriggio ha vinto 3-0 e non c’è stata partita. Gli interisti non sono preoccupati, ma loro al campionato ci tengono, ce l’hanno detto.

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