nostro inviato a Lecce
«Nessuno parla del rigore su Ibra?». Mourinho si guarda attorno stupito, cerca gli occhi degli altri, pensa di aver avuto una allucinazione: «Anche con il Torino nessuno ha parlato del fallo di mano di Abate in area... Io ho sbagliato, avevo detto all’arbitro che aveva paura di fischiare punizioni a nostro favore. Adesso mi correggo, dico che è strano, tutto molto strano, anche le tre giornate di squalifica a Adriano...».
E dopo l’ammonizione di Ibrahimovic per simulazione, sulla panchina dell’Inter girava il terrore: un altro stupido giallo e avrebbe saltato il derby. La tentazione di toglierlo e preservarlo è stata forte, conoscendo il tipo che poi, davanti a una ingiustizia, spesso fa a modo suo. Niente di tutto questo, lo svedese ha continuato e al 24’ ha alzato il gomito colpendo il pallone con il braccio: poteva essere il secondo stupido giallo. Il mediocre Tagliavento non se l’è sentita, la sensazione è stata che se non gli avesse già tirato dietro un giallo inesistente nel primo tempo, questo glielo avrebbe sventolato in faccia. Ma Ibra fuori per due cartellini del genere avrebbe scatenato l’inferno alla vigilia di un derby che potrebbe dare un nuovo senso a questo campionato.
José ieri era proprio bello gonfio, con quelle tre reti a Lecce e dopo aver messo giù una squadra che ha spiazzato tutti: Ibra con dietro Stankovic e Figo, tre uomini e tre gol, la perfezione.
Julio Cesar ha corso un solo vero rischio in tutta la partita quando ha deviato in tuffo sulla sua sinistra un colpo di testa di Stendardo su azione da calcio d’angolo. Dirà poi che è stata la parata più bella della sua carriera. Ma altro il Lecce non è riuscito a fare, non è più entrato in area, non ha mai calciato dal limite o dalla distanza, può solo recriminare per un fuorigioco inesistente fischiato a Papa Waigo all’inizio del secondo tempo, peraltro il senegalese ha continuato l’azione e colpito i cartelloni dietro la porta di Julio Cesar. E non ha neppure niente da rimproverarsi perché alla fine ha retto, e contrariamente a quanto temeva il suo presidente Giovanni Semeraro, non è rimasto sepolto da un’Inter che non ha fatto la miglior partita della stagione, ma ha tritato tutto quanto si è trovata sulla strada, fin dai primi minuti di gioco quando Ibra ha scaricato in area un pallone teso e forte sul quale Stankovic si è azzardato a metterci la testa, conclusione alta, e Lecce subito avvisato.
Poi tre gol pregevoli, nessuno fortunoso, tutti costruiti, Cambiasso per Ibra, 1-0, Santon per Figo, 2-0, punizione di Maicon per Stankovic, 3-0. Lo show di Via del Mare al 17’ del secondo tempo aveva in programma un’azione collettiva dell’Inter al limite dell’area leccese con palla che fra dribbling e finte ha messo Stankovic solo davanti a Benussi che è venuto fuori dalla sua porta come un drago dalla caverna e ha sventato il gol.
La partita era ancora sull’1-0 ma non era in bilico. Pochi minuti prima Maicon aveva messo sopra la traversa a porta sguarnita e in piena area, poi si era accasciato al suolo disperato.
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