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Inter, ha vinto la migliore

Il fattore M firma la stagione dei nerazzurri: Moratti- Mourinho-Milito, tre uomini spiegano la vittoria, il presidente, l’allenatore, il cannoniere, cronaca e storia di una stagione che non è ancora finita e ancora dovrà dire, dopo l’Italia l’Europa

Inter, ha vinto la migliore

Ha vinto il più ricco. L’Inter è campione d’Italia, per la quinta volta consecutiva stando all’almanacco, il resto lo lascio alle beghe nostrane. Il fattore M firma la stagione dei nerazzurri: Moratti- Mourinho-Milito, tre uomini spiegano la vittoria, il presidente, l’allenatore, il cannoniere, cronaca e storia di una stagione che non è ancora finita e ancora dovrà dire, dopo l’Italia l’Europa.

L’Inter vive il suo momento migliore, unico. Ha vinto a Siena come era nella logica ma l’ultimo turno del campionato ha offerto il solito repertorio di emozioni forti; alla fine del primo tempo era campione la Roma, in vantaggio di due gol a Verona sul Chievo mentre l’Inter stava soffrendo nervosamente a Siena. La squadra di Ranieri onorava il calendario e un anno davvero strepitoso se non fosse stato condizionato dall’avvio terribile di Spalletti. Poi Milito ha fatto il principe come gli accade da quando gioca a pallone, Saragozza, Genova, Milano e, dovrei augurarmi non con l’Argentina al prossimo mondiale. Ed è stato scudetto.

Ha vinto l’Inter ribadendo di essere la più forte, ha vinto Moratti che dopo aver speso l’impossibile sta finalmente raccogliendo il possibile, in attesa dell’ultimo giro di danze a Madrid. Ha vinto Josè Mourinho che anche in quest’ultimo atto ha voluto farsi riconoscere, abbandonando il campo di corsa, infilando la scala dello spogliatoio, rivolgendo con un discreto bacio il suo segnale di vittoria, gli indici delle duemani a ricordare i due scudetti suoi mentre la baldoria era degli altri. Avrebbe potuto sorridere e invece la sua impudenza non si è fermata nemmeno ieri: ha tirato in ballo la lealtà di Daniele Conti e di Sorrentino (sbagliando pure), ha accennato a «responsabilità altrui» per il calo interista ed è tornato ad accusare di prostituzione i giornalisti. Visto che ha citato Sartre gli consiglio le ultime parole di Le mani sporche: «non recuperabile ».

Comunque ha vinto la squadra e non il gruppo, come facilmente si dice e si scrive, perché nei momenti critici l’Inter ha dimostrato di avere la testa e il corpo per gestire il gioco, è accaduto a Londra, si è ripetuto a Barcellona e anche ieri, a Siena. Ma i i campioni d’Italia sono ricaduti nelle vecchie trappole isteriche e di tensione, il portoghese ha funzionato da parafulmine, ha attirato a sé ogni guaio, critica, polemica e li ha scaricati volgarmente addosso agli avversari di ogni dove così sollevando dall’impegno anche il presidente Moratti. È una vittoriad egliargentini, Diego Milito prima di tutti e poi Esteban Cambiasso e Javier Zanetti, dimenticati e bocciati stoltamente da sua presunzione Diego Maradona a conferma che anchei fenomeni possono commettere sciocchezze.

La Roma non può avanzare sospetti e lanciare accuse, si ètolta di mezzo perdendo la partitac hiave contro la Sampdoria, quella sera è finito il suo sogno e, insieme, il tremore interista. Claudio Ranieri ha vinto il suo derby di punti con Josè Mourinho ma l’handicap iniziale ha pesato sul finale faticoso dei giallorossi, le polemiche tra i due allenatori sono state stucchevoli,noiose e nauseanti per seguire il loro contenzioso zitellesco L’Inter del dopo Ibrahimovic è stata più solida e positiva, adesso il popolo nerazzurro si domanda se l’Inter del dopo Mourinho conserverà la stessa compattezza e prepotenza.

L’eventuale partenza del portoghese va messa in preventivo ma non sarà una perdita gravissima come goffamente spiegato da Sacchi&C. Mourinho ha ribadito, in un’intervista rilasciata a Duncan Castlee pubblicata ieri dal The Sunday Times, che il calcio italiano non è il suo habitat naturale. Nella fotografia finale ha preferito mettersid a parte, sembrava commosso, sapendo benissimo che quella di ieri non è stata soltanto l’ultima partita del campionato. Non ha indossato la maglietta celebrativa coni lnumero18, l’ha tenuta tra le mani e poi fatta girare come una banderuola nell’aria di Siena. Una maglietta di colore bianco. Come quella del Real di Madrid. Prossima stazione, per l’Inter. Per lui.

Per fortuna.

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