Appiano Gentile - «Boskov mi diceva che in certe situazioni occorre testa fredda e piede caldo. C’è il rischio di uscire, ma comunque sia, la stagione dell’Inter non finisce dopo questa partita. L’eliminazione non deve diventare un dramma».
Roberto Mancini dice quello che pensa e quello che pensa non è bellissimo, è reale ma non è bellissimo. Non è neppure rassegnazione o pessimismo, lo spiega alla stampa inglese che legge la sua dichiarazione come una resa anticipata: «Le possibilità di passare il turno ci sono, io dico solo che una partita non può condizionare tutta la stagione e che qualunque sarà il risultato finale, la nostra stagione continua. E poi non ritengo che sia questa la mia partita più importante da quando sono sulla panchina dell’Inter». Più o meno un catino di acqua gelata in testa. Gli ricordano anche che le qualificazioni sono state praticamente decise quasi tutte all’andata, si vedeva che Arsenal e Roma avevano più condizione di Milan e Real Madrid e il verdetto finale lo ha confermato. Il Mancio non si scuote, anzi sembra quasi una prova a suo favore: «Non recupero nessuno degli assenti di sabato in campionato. Sotto questo aspetto Benitez è più fortunato, ha avuto la rosa al completo al momento giusto. La nostra condizione è buona ma non siamo al massimo e io ho bisogno di gente che corra 120 minuti».
Julio Cesar non si discute, Maicon non è quello di dicembre ma sulla destra garantisce una spinta importante e non è lui il dubbio, lo è semmai la coppia di centrali difensivi Rivas e Burdisso. Ieri girava la voce che se Torres sta bene, Rivas neppure lo vede. Mancini nel rispondere a una domanda su Ibrahimovic ha detto: «Non solo lui potrà essere decisivo, magari lo saranno Rivas o Cruz». Chivu in mezzo è un’ipotesi poco percorribile anche se si allena da tre giorni con il gruppo senza problemi: «Avverto ancora un po’ di dolore - ha confermato il romeno -, ma la soglia di sopportazione si è decisamente alzata». Mancini ha detto che i grandi giocatori fanno la differenza anche in queste situazioni e Chivu è uno così, ma in mezzo fa caldo e si salta, meglio in fascia dove la sua esperienza e la sua calma nel gestire la palla possono diventare preziose.
In mezzo Mancini sembra non aver fornito alternative a Stankovic, Cambiasso, Zanetti e Vieira, non al top ma i più sani a disposizione. L’equivoco nato attorno alla sostituzione di Jimenez con la Reggina, che Mancini ha creduto chiedesse il cambio, sembra di fatto una bocciatura, non tanto al cileno quanto al modulo che troppo offensivo: «Dobbiamo recuperare due gol - ha spiegato Mancini -, ma non dobbiamo entrare in campo pensando di doverne fare tre. Ci vuole calma, la nostra dovrà essere una partita perfetta. Jimenez non mi ha deluso con la Reggina, nei primi 25 minuti ha fatto bene, poi come la squadra si è allargata abbiamo lasciato troppe occasioni che il Liverpool non ci perdonerebbe». Figo resta un azzardo, importante come Jimenez in un finale dove non c’è più nulla da perdere e il tempo stringe. Davanti Ibra non è al massimo, non ha il temperamento per prendere in mano la squadra. Fa delle cose, Mancini spera siano quelle giuste, ma è lontano da una condizione ottimale. Resta inamovibile e semmai il rammarico è pensare a cosa sarebbe questo ottavo con lui al cento per cento. Al fianco Cruz, o Crespo, che Mancini ha tenuto nascosti con la Reggina per evitare qualsiasi nuovo guaio. Nessuno dei due è a mille, paradossalmente quella peste di Suazo è molto più in condizione e garantisce gran movimento lì davanti, peccato entri in idiosincrasia con qualsiasi schema preveda un suo compito se non quello del solo contro tutti.
Poi eventualmente ci sarebbe il pubblico. Silvio Berlusconi compreso. Il presidente del Milan, infatti, ma parteggerà per i nerazzurri: «Tiferò Inter nella maniera più assoluta - ha dichiarato alla trasmissione “Lunedì di rigore” su Antenna 3 -. Faccio gli auguri a tutti gli interisti, perché io sono anche milanese».
Berlusconi non sarà
allo stadio, dove però «ci saranno ottomila inglesi - ha ricordato Mancini -. Ma tutto il resto del pubblico sarà nerazzurro. E San Siro può fare molto. Chissà, magari fra quarantatré anni si ricorderà la nostra impresa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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