Appiano Gentile - Purchè non sia banale come lui. Lui chi? Il tecnico. Lei chi? L’Inter ovviamente. Se la forma di una squadra si misurasse dalla vena oratoria dell’allenatore, sarebbe serata da allarme rosso. Mourinho aveva altre abitudini. La forma nascosta dietro le mitragliate verbali. Parole in tono, parole a vanvera, eccessi e chiacchiere in libertà. Invece Leo è tornato orator cortese, un po’ sulla corda, meno serafico dei primi tempi, ma questo è un virus che prende tutti gli allenatori dell’Inter, e un poco annebbiato nelle idee e nelle trovate. Troppe banalità, niente sostanza, solo fumo.
Sarà così anche l’Inter? Quella vista contro il Cagliari dovrebbe far paura: a se stessa. Ma c’è anche quell’altra, quella che l’allenatore ha descritto in un sol tocco. «Ho la certezza che questa squadra non pensa altro che a vincere, capace di superare ogni difficoltà, che sa lottare sempre: il comportamento di una squadra campione». Banale, direte voi. Ma la certificazione che il Dna non è cambiato, nonostante infortuni, disattenzioni, qualche assenteismo di troppo e qualche vacanza di troppo. Il Dna della squadra campione della Champions ed ora anche campione del mondo. Non sono etichette da poco. Vanno valorizzate, rispettate, autenticate. Sempre. Stasera serata di galà, San Siro al gran completo, c’è il Bayern, tutto il dolce della vita per l’Inter (nazionale) di nove mesi fa. Un ricordo che la squadra si culla, ma cerca di strappare dalla testa. Sarebbe insano non capire che l’aria è diversa. Capitan Zanetti lo ha spiegato nel tono sommesso di sempre. «Il tempo è passato, le squadre sono cambiate, sarà una partita complicata. A Madrid giocammo una partita quasi perfetta, ora sarà completamente diversa».
Viste alla carta, l’Inter sembra (è) meno forte di allora, ha un bomber in carrozzeria (Milito dovrebbe esserci al ritorno in marzo) e quello nuovo in naftalina (Pazzini non è in lista Uefa). Probabilmente cambierà il modo di attaccare: due centrocampisti a far da spalla ad Eto’o, che ultimamente ha perso il tocco che stende. In difesa non ci sarà il muro (Samuel), al massimo un muretto: Ranocchia con Cordoba (soffre per una botta) o Lucio. Senza dimenticare che il brasiliano e Chivu sono in diffida. Rischioso presentarli insieme. E il Bayern ha ritrovato il meglio delle sue qualità: Gomez che segna a raffica (però i gol suoi fanno pari con quelli di Eto’o), il devastante Muller ha realizzato 8 reti nelle ultime 9 presenze. È tornato il talismano Robben, il marchio di qualità della squadra, ci sarà il guastatore Ribery, allora squalificato. I numeri parlano per i tedeschi: nel 2011 hanno segnato 28 reti in 11 partite. Invece la difesa nerazzurra si è fatta spesso sorprendere.
Sarà la prima di Leonardo in Champions con l’Inter, e non gli sarà piaciuto ricordare che, l’anno passato con il Milan, si congedò con due brutte botte in testa subite dal Manchester United (sconfitto 3-2 e 4-0). Ci sta che l’Inter abbia da soffrire inesperienza e qualche incertezza del suo tecnico. Ci sta che Leo ieri abbia tranquillamente ammesso di aver tifato Inter nella finale di Madrid. Anche se aveva appena lasciato il Milan. «Tifavo per il calcio italiano. Qualsiasi cosa risponda potrebbe sembrare non vera, ma se fosse stata un'impresa fatta da altri, inglesi, spagnoli, tedeschi, noi saremmo stati qui a parlare di una cosa straordinaria. E io quindi tifavo per un'impresa del campionato italiano».
E stasera dovrà riprovarci: con questa Inter. Alla faccia delle valutazioni presuntuose di Van Gaal e di quanto pensano in Europa del calcio italiano. Milan e Roma non ci hanno fatto una gran figura, il calcio panzer è in linea di sorpasso nella classifiche Uefa. Ieri non c’era nemmeno un giornalista tedesco alla conferenza stampa nerazzurra. Problemi organizzativi, è stato spiegato. Ma un brutto segnale. È raro che la stampa snobbi una squadra che ha vinto tutto. Può essere presupponenza, ma anche indifferenza. Per vero, ascoltare certe domande figlie del tifo, più che della critica competente, avrebbe danneggiato la categoria nostrana. Ma è peggio il disinteresse riservato alla squadra campione.
E allora all’Inter non resta che mettere il timbro a questa stagione. Battere il Bayern per evitare che tutti pensino: visto, con i tedeschi al completo è stata altra musica. Questa sfida non vale una finale, ma vale per lo scudetto dell’orgoglio.
Magari per dare ragione a Leonardo: «Non tutto quanto fatto in passato è stato cancellato. La base di questa squadra c'è, anche a livello di uomini. E c’è anche l'idea di gioco. Poi ogni partita si presenta in un modo diverso». E così ogni vittoria e ogni sconfitta. Banale, ma realistico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.