Guai a scambiarla per il frammento di una qualche fiction alla Orwell. No, la rivelazione è il passaggio centrale di un recente discorso del premier ai dirigenti del Pdl: «Se è vero - ha detto Berlusconi - che la Procura di Milano ha chiesto di mettere sotto controllo tutti i telefoni fissi della Regione, della Provincia e del Comune, e i cellulari di tutti i politici locali, di quali regole stiamo parlando? Queste sono prove da stato di polizia». Chi ascoltava è rimasto sbalordito. Anche perché il Cavaliere ha mostrato di padroneggiare i dettagli e ha parlato, con puntiglio, di milleseicento numeri di telefono nel mirino della Procura per una spesa di 21 milioni di euro.
Le cifre, rilanciate ieri dal Corriere della sera, sono colossali. E, per chi le sa decifrare, agghiaccianti. Se fosse vera lindiscrezione, tutto il blocco di potere di rito ambrosiano sarebbe sotto osservazione. Prima e al di là di ogni specifica contestazione. Altro che nuova legge sulle intercettazioni, e relative polemiche; qui siamo dalle parti de Le vite degli altri, un film cult che mostra le ossessioni spionistiche dei vecchi apparati della Germania Est. Ma a Milano sarebbe la magistratura ad aver deciso la pesca a strascico gettando le reti dentro i palazzi dei governanti.
Vero? Falso? Verosimile? Nulla trapela. Nessuno, per fortuna, ammette, ma neppure smentisce. Nulla di nulla. Silenzio e ancora silenzio. Possibile? Le microspie della magistratura stanno davvero cingendo dassedio il perimetro del potere berlusconiano sotto la Madonnina? O, forse, sono state avviate indagini su alcune - non tutte - linee telefoniche mirate? I punti di domanda, in questa storia, formano un grappolo ormai maturo.
Qualche giorno fa, il quotidiano Italia oggi aveva lanciato un allarme simile, ma la Procura aveva informalmente spento lincendio, classificando il presunto scoop alla voce chiacchiera.
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