Intercettazioni, Alfano: tornare al compromesso

Il testo in commissione al Senato. Il ministro: "Niente bavagli, privacy più tutelata". E Bonaiuti apre: "Con l’opposizione intesa possibile". Quando la censura arrivava da sinistra: il ddl di Mastella e Prodi era più severo. Un coro dal Giornale a Repubblica

Intercettazioni, Alfano: tornare al compromesso

Roma - La Commissione Giustizia del Senato si fa in quattro per approvare in nottata il disegno di legge sulle intercettazioni, ma ormai è chiaro che le carte si scopriranno quando arriverà in aula. Solo lì si vedrà come e quanto il Pdl è disposto ad ammorbidire il testo, contro il quale sparano a cannonate dall’interno i finiani e dall’esterno le opposizioni, insieme a magistrati, editori e giornalisti. La disponibilità a cercare un testo più «equilibrato» l’aveva già assicurata il Guardasigilli Angelino Alfano, ora aggiunge che non si vuole «imbavagliare nessuno» e «il testo della Camera sembra un buon compromesso», soprattutto su pubblicazione degli atti dei processi e sanzioni. È quello che chiedevano finiani e Casini. Un segnale di ammorbidimento arriva anche da Palazzo Chigi. Garantisce il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti: «Le intese si possono trovare». Verso le 13, a Palazzo Madama, si incontrano i capigruppo Pdl di Senato e Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. A discutere di fronte all’aperitivo c’è anche il vicecapogruppo dei senatori, Gaetano Quagliariello. Scherzosamente, parla di un «patto del crodino» più che di un «vertice». Alla fine, Gasparri, conferma: «Sui punti controversi la Commissione si è già pronunciata, ma il testo resta aperto in aula». Facile immaginare che il patto serva a fare di tutto per introdurre tutte le correzioni possibili al Senato, per andare a Montecitorio con un testo definitivo ed evitare una nuova spola con Palazzo Madama. Anche se il presidente Gianfranco Fini aspetta un testo non blindato. I suoi fedelissimi, da Italo Bocchino a Flavia Perina, insistono perché si ritorni alla versione approvata da Montecitorio. «Aveva un doppio binario preciso - spiega il deputato finiano Fabio Granata - che ora si è perso: escludeva dal giro di vite le indagini su mafia e terrorismo e anche i reati spia, dal traffico illecito di rifiuti al combattimento fra cani. Non si parlava dell’arresto del giornalista, si accentuava piuttosto la responsabilità di procure e cancellerie. E la presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno, aveva introdotto la possibilità di pubblicare per sunto le intercettazioni depositate, ciò che garantiva il diritto di informare». Quanto alle multe agli editori, inasprite in Commissione, saranno certamente abbassate e così dovrebbe essere per le pene ai giornalisti. Pd e Idv sono scettici e in commissione chiedono il ritiro del ddl. Prima ancora che diventi legge, Antonio Di Pietro già avvia la raccolta di firme per abrogarla con il referendum. Auspica una modifica del provvedimento il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino e l’Anm ripete le sue critiche.

Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, apprezza la disponibilità di Alfano e raccomanda di trovare «il giusto equilibrio tra diritto alla privacy e uno strumento fondamentale per le indagini come le intercettazioni».

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