RomaQuando il gioco si fa duro, i duri cominciano a rigiocare. Mischiando, nel caso, anche le tessere del puzzle già sistemate. Così, adesso Bocchino rilancia sul tavolo delle polemiche interne al Pdl il tema decreto intercettazioni. Il testo? È un «pasticcio», taglia corto. Che «ha scarsissime possibilità di passare il vaglio del Quirinale e quasi nessuna possibilità di superare lo scoglio della Corte costituzionale». Urge, insomma, che il Berlusconi del «ghe pensi mi» cerchi «una soluzione che salvi la legge». Così ieri il deputato del Pdl sulle pagine del sito web finiano, Generazione Italia.
Dichiarazioni che, a ben guardare fanno il paio con quelle che lo stesso parlamentare, sempre ieri, ha fatto a proposito del «corteggiamento» ufficiale ai finiani lanciato dal Pd. A Dario Franceschini, che ha annunciato la possibilità di votare a favore degli emendamenti presentati dal manipolo di fedelissimi del presidente della Camera, già in commissione, per «migliorare il testo» della legge sulle intercettazioni, Bocchino ha risposto che «deve aver chiaro che lobiettivo è portare il Pdl sulle nostre posizioni perché aderenti al parere degli elettori di riferimento, e non spaccare il partito con la complicità tattica degli avversari politici».
Sembra una promessa di fedeltà, ma in realtà la frase annuncia la volontà dei finiani di ricominciare il braccio di ferro sul testo, appunto a colpi di emendamenti. Visto il clima, non ci sarebbe da stupirsi. Se non fosse che, appena tre settimane fa, Bocchino sul tema delle intercettazioni, pur non lesinando obiezioni al provvedimento, si era mostrato ben più accomodante. Raccontando, sulle pagine di Libero, che «non saremo noi a mettere in difficoltà il governo sulle intercettazioni», avendo «accettato un compromesso».
Insomma, l«incontro» tra istanze cera stato, e laccordo sul testo del decreto, seppur di «compromesso», sembrava cosa fatta. Tanto che in quellintervista Bocchino rivendicava ai finiani il merito di aver «cambiato in meglio» il testo, «deliberato dai vertici del partito», che «noi di area finiana abbiamo accettato con i tratti del compromesso», ma prendendo atto «che nel partito cè stata una battaglia interna per cambiare le cose».
Insomma, la questione-intercettazioni pareva, appunto, un discorso chiuso. Tanto da mettere nero su bianco nellintervista che, anche se altri miglioramenti al testo sarebbero ben accetti, «noi non porremmo aut aut».
Manco a dirlo, le cose negli ultimi giorni sembrano nuovamente cambiate. E ora che la tensione tra i finiani e il resto del Pdl torna altissima, Bocchino decide di alzare il prezzo. Rimettendo in discussione accordi e compromessi. E, appunto, «decidendo» che le obiezioni sollevate dagli uomini più vicini al presidente della Camera, relativamente al testo della legge sulle intercettazioni, sono appunto «aderenti al parere degli elettori di riferimento». Insomma, se prima il punto dincontro era raggiunto, stando a quanto dichiarava «Bocchino uno», ecco entrare in scena «Bocchino due» che rivendica come obiettivo esplicito «portare il Pdl sulle nostre posizioni». Alla faccia della questione chiusa e del «non voler mettere in difficoltà» lesecutivo.
Daltra parte, anche in quellintervista da pompiere, Bocchino lasciava in coda una stilla di veleno, commentando lipotesi di una «sostituzione» di Giulia Bongiorno al vertice della commissione Giustizia di Montecitorio. «Decide sempre chi ha il pallino in mano - spiegava il deputato campano - e in questo caso deve scegliere se vuole lapproccio dialogante o muscolare con la minoranza. Se muscolare, si risponde in maniera muscolare, se dialogante, si risponde in maniera dialogante».
Intercettazioni, Bocchino da pompiere a incendiario
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.