Intercettazioni, il decreto rischia l’ingorgo in aula Alfano: urgenza evidente

Il Guardasigilli avverte: «La necessità è sotto gli occhi di tutti». Ma la norma potrebbe finire arenata in Parlamento. La Finocchiaro: «Siamo pronti a discutere, senza fretta»

Intercettazioni, il decreto rischia l’ingorgo in aula Alfano: urgenza evidente

da Roma

Per le intercettazioni il governo vorrebbe un decreto, come sostiene Silvio Berlusconi, ma l’ingorgo dei lavori parlamentari lo mette in forse. «La necessità e l’urgenza – dice il ministro della Giustizia, Angelino Alfano –, specie dopo le ultime intercettazioni, credo che siano sotto gli occhi di tutti». Il Guardasigilli aggiunge, però, che la decisione non è stata presa e che l’unico dubbio riguarda il rischio di decadenza di un eventuale decreto su queste norme, perché le Camere sono intasate nel mese di luglio.
«Valuteremo nelle prossime ore – sostiene Alfano – la praticabilità parlamentare in vista della pausa estiva». Il ministro ha incontrato ieri mattina il premier a Palazzo Grazioli, dov’erano anche Gianni Letta e Niccolò Ghedini, ed è molto probabile che si sia discusso proprio della possibilità e dei tempi tecnici per ricorrere a un decreto, invece dell’originario disegno di legge.
Le difficoltà ci sono, la Lega resta cauta e anche An sarebbe perplessa. Proprio Ghedini, pur ribadendo che «il vaso è già traboccato» e che bisogna porre un freno alla pubblicazione delle intercettazioni, annuncia che del decreto parlerà il Consiglio dei ministri venerdì. Ma se ne avrà la certezza solo oggi, leggendo l’ordine del giorno, aggiunge il ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito.
Per Ghedini, il governo dovrà valutare «se c’è lo spazio in Parlamento per la conversione in legge» entro 60 giorni. «Immagino – dice il deputato di Fi e difensore di Berlusconi – che anche il capo dello Stato abbia accortezza della situazione di gravissimo disagio che si sta vivendo, visto che si pubblicano intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale, ma che possono rovinare la vita di persone che non c’entrano nulla con le indagini».
In commissione a palazzo Madama, rispondendo alle domande, Alfano ripete più volte che l’esecutivo vuole «trovare la giusta sintesi» tra il ricorso allo strumento intercettativo per le indagini e la necessità di tutelare la privacy dei cittadini, specie quelli «intercettati ma estranei ai procedimenti penali». E, in un’intervista a Panorama Economy, il Guardasigilli spiega che arriverà proprio dal comparto intercettazioni la maggior parte dei risparmi con i quali il ministero della Giustizia intende far fronte ai 900 milioni di tagli previsti in Finanziaria. Le nuove norme, dice Alfano, da un lato limiteranno tempi e termini di utilizzo delle intercettazioni, «riducendo i costi» e, dall’altro, inaugureranno un Sistema unico delle intercettazioni, che coordinerà in un solo centro di costo tutte le operazioni tecniche contabili e di noleggio. Oggi, infatti, le intercettazioni sono gestite da 166 entità diverse, con «notevoli diseconomie».
Nettamente contrario all’ipotesi decreto è il Pd. Il segretario Walter Veltroni insiste che «non è una priorità», come invece salari, stipendi, pensioni e costo della vita. «Non è un problema centrale della vita degli italiani, ma di uno solo». C’è disponibilità a discutere, assicura la capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, ma «senza fretta», per non fare le cose superficialmente.

«Non ci sono – afferma – motivazioni oggettive che spingono al decreto». È quello che dice anche Michele Vietti dell’Udc: «Solo gli occhi del ministro Alfano e di qualche altro esponente di governo vedono l’urgenza di ricorrere a un decreto legge per le intercettazioni».

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