Roma - La condanna della giustizia è autorevole. E dunque più pesante. La crisi del settore in Italia "ha superato ogni limite di tollerabilità". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso della relazione annuale sull’amministrazione della giustizia in aula alla Camera. "Il più grande nemico della giustizia - ha affermato - è la sua lentezza che coinvolge negativamente lo sviluppo del Paese. Il più grande alleato è la grandissima maggioranza dei magistrati che ha vinto il concorso e svolge il suo lavoro con zelo e onestà".
Le riforme Il Guardasigilli durante la relazione alla Camera promette: "Procederemo alle riforme ordinamentali e processuali" sia in materia penale che civile. "La questione giustizia - dice - è un vera priorità nazionale. C’è un’emergenza penale e civile che coinvolge negativamente anche lo sviluppo economico del Paese". Insomma, "c’è la necessità improcrastinabile di recuperare la credibilità del sistema da parte dei cittadini. La conservazione dell’esistente non è più ipotizzabile". Per Alfano, infatti, bisogna tener conto dei principi del "giusto processo, sancito nella Costituzione", ma non ancora "entrato nell’esercizio processuale quotidiano".
Controlli Per il Guardasigilli, poi, bisogna "ridare con urgenza dignità alla giustizia civile, eliminando il macigno dei procedimenti arretrati. Non meno ambizioso - ha poi aggiunto il ministro - il progetto in materia di giustizia penale" per Alfano bisogna intervenire per garantire un "diritto processuale giusto, rispettoso delle esigenze investigative e della dignità delle persone". Poi, Alfano promette modifiche nel "sistema di controlli efficaci per verificare la professionalità dei magistrati, per garantire che il loro operato non sia mero arbitrio o autoreferenzialità".
I numeri Al 30 giugno 2008 la giustizia italiana era gravata da un ritardo "impressionante": secondo i dati forniti dal ministro della Giustizia nella sua relazione annuale alla Camera, c’erano "5.425.000 procedimenti civili e 3.262.000 procedimenti penali pendenti". Non solo: per Alfano il "vero dramma è che il sistema non solo non riesce a smaltire l’arretrato, questo spaventoso arretrato, ma arranca faticosamente senza riuscire neppure ad eliminare un numero almeno pari ai sopravvenuti, alimentando così ulteriormente il deficit del sistema". Non solo: secondo i dati forniti da Alfano, la giacenza media dei procedimenti civili ordinari è di circa 960 giorni per il primo grado e di circa 1.509 giorni per quelli in appello. Per quelli penali è invece di 426 per il primo grado e di 730 giorni per l’appello.
Le intercettazioni Il ministro denuncia uno "spreco di denaro dei cittadini per il pagamento delle
intercettazioni telefoniche e ambientali". Il monitoraggio voluto dal ministero della Giustizia ha "messo in luce
un andamento dei costi impressionanti": secondo Alfano, di fatto, "i procuratori della Repubblica non esercitano alcuna verifica su tale
tipologia di spesa, ormai fuori controllo e si tratta - ha ricordato alla Camera il Guardasigilli - di centinaia di milioni di euro".
Alfano, poi, ha promesso un "recupero" di denaro per la giustizia dal fondo unico giustizia.
Intercettare reati con pensa sopra i 5 anni Sulle intercettazioni la maggioranza
trova un accordo: si potranno intercettare tutti i reati con pene
sopra i cinque anni, esattamente come prevede la legge attuale. Lo
ha detto il ministro Guardasigilli Angelino Alfano al termine del
dibattito che si è avuto nell’aula di Montecitorio sulla sua relazione
annuale sulla giustizia. "Quella di oggi - racconta Alfano a proposito della riunione che
c’è stata a Palazzo Grazioli dedicata al tema delle intercettazioni - è
stata una riunione molto concreta e proficua. Avevamo sempre
detto di aver raggiunto un accordo al 90%". I tecnici di Lega e Pdl
hanno così stabilito di lasciare la legge attuale per quanto riguarda i
reati che potranno essere intercettati. "Ma abbiamo fissato il
vincolo per quanto riguarda la durata - prosegue Alfano - e cioè le
intercettazioni potranno continuare per 45 giorni prorogabili di altri
15, eccetto i casi di mafia e terrorismo".
Niente carcere per i giornalisti I giornalisti che pubblicheranno le
intercettazioni non finiranno in carcere. Lo annuncia il ministro per
la Giustizia, Angelino Alfano, in Transatlantico a Montecitorio
spiegando che presenterà un emendamento al ddl governativo "che toglie il carcere per i giornalisti e afferma il principio di
responsabilità del giornale, cioè dell’editore".
Le carceri Alfano lancia l’allarme sul sovraffollamento delle carceri. Nel corso della relazione annuale alla Camera il Guardasigilli ha sottolineato "il preoccupante dato crescente del sovraffollamento delle strutture detentive. Gli effetti dell’ultimo indulto - ha riferito - si sono ben presto rivelati insufficienti e provvisori: si è passati dalle 43.
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