Intercettazioni, Napolitano: "Evitare giudizi non pertinenti nelle carte"

Il capo dello Stato ai giudici: "Non inserire negli atti processuali valutazioni non pertinenti che vengono poi esasperate dai media". Fassino: "Lo Stato di diritto si fonda sulla presunzione d'innocenza". Forleo, gli atti mercoledi alle Camere

Intercettazioni, Napolitano: "Evitare giudizi non pertinenti nelle carte"

Roma - Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, interviene sulle polemiche relative alle intercettazioni telefoniche. Il presidente della Repubblica chiede ai giudici milanesi "massima riservatezza" e di "non inserire negli atti processuali valutazioni non pertinenti" che "vengono poi esasperate dai media". L’appello è rivolto nel corso di un intervento davanti al Csm. Napolitano non ha fatto alcun riferimento al caso dell’ordinanza del gip di Milano Clementina Forleo sul caso Unipol-Bnl ma, parlando davanti al Csm, ha ricordato "il doveroso esercizio del potere di sorveglianza da parte dei capi degli uffici sui comportamenti dei singoli al fine di evitare che si determinino situazioni tali da rendere incomprensibili all’opinione pubblica alcune decisioni il cui rilievo è spesso esasperato dalla risonanza mediatica". "Desidero nello stesso tempo rinnovare il richiamo alla massima serenità e riservatezza nello svolgimento di tutte le funzioni proprie dell’autorità giudiziaria - ha rilanciato il capo dello Stato - in particolare il richiamo a non inserire in atti processuali valutazioni e riferimenti non pertinenti e chiaramente eccedenti rispetto alle finalità dei provvedimenti. In tal senso già mi espressi nel mio intervento del 6 giugno scorso e mi duole dovermi ripetere".

Fassino: "No a giudizi infondati senza accertamenti" "Alla dottoressa Forleo riconosco il diritto di chiedere al parlamento l’utilizzo delle intercettazioni. Ma non le riconosco il diritto di precostituire giudizi infondati senza accertamenti". Lo ha detto il segretario dei Ds Piero Fassino, nella relazione di chiusura al comitato politico della Quercia, tornando sul caso Unipol-Bnl. "In Italia - ha aggiunto - lo Stato di diritto è ancora fondato sulla presunzione di innocenza e non su quella di colpevolezza".

"Non abbiamo nulla da rimproverarci" "Queste vicende si commentano da sole - ha poi ribadito il leader dei Ds - e non serve aggiungere altro". Dopo aver ringraziato "tutti i compagni per le dimostrazioni di solidarietà", Fassino ha insistito: "Nessuno di noi è stato parte di progetti criminosi, ed è offensivo solo pensarlo, per chi ci conosce. Non abbiamo nulla da rimproverarci o da nascondere, siamo sereni e possiamo continuare a fare politica come l’abbiamo fatta fin qui, dando serenità a tutto il partito". "Due anni fa - ha ricordato citando il suo intervento a una direzione della Quercia del 2005 - ebbi modo di dire che un partito, soprattutto quando è grande, può anche sbagliare. Ma il nostro è un partito di gente per bene, che fa ciò in cui crede e che crede in quello che fa. Così abbiamo conquistato forza, stima e credito".

"Le stesse telefonate pubblicate quattro volte" Secondo Fassino la fragilità con cui gli italiani percepiscono il governo e la maggioranza, è figlia anche del modo che hanno i media di trattare le notizie: "C’è un intreccio perverso tra politica e informazione per cui solo il conflitto fa notizia. È per questo - insiste passando alla vicenda Unipol - che le stesse telefonate sono state pubblicate quattro volte. Ora mi aspetto che vangano pubblicate per la quinta. Ad agosto, non avendo nulla da scrivere, magari pubblicheranno anche un libro. Non si può andare avanti così. La stessa responsabilità che si chiede al sistema politico, la si deve chiedere anche al sistema dell’informazione".

Di Pietro: "Non è questione di maggioranza..." "Mi dispiace che tutta l’informazione si sia concentrata sulla polemica tra Di Pietro e Mastella, e non si sia invece accorta del vero problema, ovvero che ci sono dei parlamentari che hanno dialogato con il mondo dell’impreditoria e della finanza e che fra questi finanzieri c’erano i cosidetti furbetti del quartierino che a volte approfittavano, a volte utilizzavano, a volte millantavano, a volte erano conniventi con il sistema politico e istituzionale". "Il problema - ha aggiunto Antonio Di Pietro - è vedere se nel paese ci sia un’ampia maggioranza che la pensa come la maggioranza dei parlamentari.

Io credo che il parlamento dovrebbe immediatamente dare l’autorizzazione a procedere per utilizzare queste intercettazioni in modo che il giudice possa immediatamente trarre le conclusioni". Secondo il leader dell’Italia dei Valori, non si possono "lasciare le cose appese. Non si può dire 'non mi potete giudicare', questo lasciamolo a una vecchia canzone".

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