«Io, se devo morire, voglio morire nel Jihad»: così diceva, nelle conversazioni intercettate dalla Digos, Abdelkader Ghafir, uno dei due marocchini di Giussano arrestati per terrorismo nel 2008. Sia Ghafir che il suo correligionario e connazionale Rachid Ilhami sono stati assolti nel luglio scorso e subito dopo espulsi dallItalia. Ma della loro vicenda si è tornato a parlare per chiedere la chiusura della moschea di via Cavour, a Giussano: anche perché la sentenza di assoluzione (per i due, il pm Nicola Piacente aveva chiesto undici e cinque anni di carcere) non escludeva affatto la pericolosità dei due integralisti.
«Non vi è dubbio - scrivono i giudici della Corte dassise di Monza - che vi fosse un pieno accordo tra i due imputati per la commissione di uno o più atti di violenza a fini di terrorismo in danno di persone» tra cui i carabinieri della caserma di Giussano. Ma «non si erano procurati i mezzi minimi necessari per compiere un attentato»: Inoltre, secondo i giudici «non fanno parte di Al Qaeda nè di unassociazione terroristica. La loro è una volontà di jihad fai-da-te».
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