Roma - «Ciò che era eccezionale è diventato normale. E oggi il sistema è marcio». Silvio Berlusconi è netto, non ci gira attorno. E a Palazzo Madama, giunto in serata per seguire il voto dell’aula sul federalismo fiscale, rilancia la sua battaglia contro le intercettazioni facili. Facilissime, anzi, visto che «dalle cose che stanno emergendo» - vedi ad esempio il caso Genchi - si sono consentite «cose inenarrabili». I «fatti segnalati in queste ore, che renderemo pubblici», aggiunge il premier, «dimostrano come sia necessario un intervento, perché il primo elemento da difendere per i cittadini è la loro libertà. E non è vera democrazia se non c’è certezza della privacy».
Il Cavaliere, inoltre, assicura che non vi è alcuna spaccatura all’interno della maggioranza, in cui «si sta discutendo». Ma al di là dei diversi punti di vista, per il presidente del Consiglio «dovremmo intervenire, riducendo in maniera esplicita e contingentando in modo preciso il tempo in cui possono essere usate». In ogni caso, assicura, «non ho alcuna preclusione» sui reati per cui prevederle e «si potrebbe anche inserire l’uso per pene edittali di cinque anni».
Intanto, il Copasir esamina l’archivio Genchi, che raccoglierebbe in 600 pagine 578mila record anagrafici - con 1.402 tabulati, tra cui quelli dell’ex capo della polizia e attuale capo del coordinamento dei Servizi segreti, Gianni De Gennaro - intercettazioni, numeri telefonici di ministri, parlamentari, militari e funzionari delle forze dell’ordine.
Una sorta di Grande fratello, messo su da Gioacchino Genchi, consulente tecnico dell’ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, nell’ambito delle inchieste Why not e Poseidone. «Abbiamo visto delle cose molto rilevanti», dichiara a Porta a porta Francesco Rutelli, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, riunitosi ieri pomeriggio proprio per verificare l’eventuale coinvolgimento dei servizi segreti.
L’esponente del Pd, dopo aver sottolineato che si tratta di notizie coperte dal segreto, spiega che l’organismo parlamentare sta in particolare verificando, «senza fare pettegolezzi né alimentare scandalismi», se esistano intercettazioni che riguardino i funzionari. «È indispensabile - aggiunge - verificare se ci siano state deviazioni. Bisogna però tutelare la sicurezza della nostra intelligence, perché i nostri addetti non possono essere intercettati».
Intanto, prima della riunione fiume tenutasi a palazzo San Macuto, Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera ma anche componente del Copasir, osservava in una nota che siamo dinanzi a «un’irregolarità e, in sostanza, ad uno scandalo di proporzioni devastanti». «Parlo nella qualità di parlamentare che, in data non sospetta, cioè il 12 dicembre 2008 - aggiunge - ha presentato sul caso Genchi» un’interrogazione al governo, che lo scorso 8 gennaio «ha fornito primi elementi molto preoccupanti». Per il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, invece, «un fiume di vergogna rischia di sommergere interi settori dello Stato che hanno commesso abusi inauditi».
Intanto, il Copasir comunica che riceverà «ulteriore documentazione dalla Procura generale di Catanzaro» e il prossimo 30 gennaio svolgerà le audizioni dei «soggetti interessati».
«Nella documentazione pervenuta - prosegue la nota - si riferisce anche di attività riguardanti i dati telefonici di uomini politici del governo, del Parlamento e delle istituzioni locali, nonché di magistrati e di appartenenti alle forze dell’ordine. Il Comitato - che riferirà sulla questione ai presidenti della Camera e del Senato - si è riservato di approfondire tali aspetti in relazione alle proprie competenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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