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«Le intercettazioni sono regolari» E il Genoa perde il primo round

La Disciplinare ammette i nastri e rigetta le istanze della difesa. Preziosi preoccupato: «Mi sento come uno finito sotto il tram mentre stava per partire per le vacanze»

Alessandro Ursic

da Milano

Una serie di no, in quattordici lunghissimi punti. Nell’aula della Lega Calcio sono ormai le 20 quando il presidente della Commissione disciplinare, Claudio Franchini, dopo cinque ore di camera di consiglio, smonta la linea difensiva preparata dal collegio difensivo di Enrico Preziosi nel primo giorno di processo per la presunta combine di Genoa-Venezia. Le richieste preliminari della difesa, che aveva puntato tutto sulla inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche e sul possibile coinvolgimento del Torino per rinviare il procedimento, sono rigettate in toto. I nastri, ha deciso la Commissione, sono legittimi. L’inchiesta dell’Ufficio Indagini è completa. «Non ci sono i presupposti per la sospensione del procedimento», conclude Franchini. Il dibattito per far luce sulla partita che diede ai rossoblù la promozione in A può iniziare davvero. E il Genoa ora rischia grosso.
«Mi sento come uno finito sotto il tram il giorno della partenza per le vacanze», aveva detto Preziosi poco prima della lettura dell’ordinanza. E in effetti per il presidente del Genoa è stato il giorno più lungo. Il processo, iniziato poco dopo le 9 del mattino, è stato spezzettato da due lunghe interruzioni dovute alle eccezioni presentate dalla difesa. La strategia degli avvocati di Preziosi e del Genoa, tracciata da due penalisti di lungo corso come Franco Coppi e Alfredo Biondi, è stata cercare di rimandare il procedimento, se non di annullarlo.
Dopo aver ottenuto lo stralcio della posizione del figlio di Preziosi jr, dovuto a un errore di comunicazione della notifica, i legali della difesa hanno chiesto alla Commissione quello che già avevano lasciato trapelare nei giorni scorsi: di aspettare il pronunciamento del Garante della Privacy sulla legittimità delle intercettazioni, di dichiarare non valide le registrazioni perché ottenute nel corso di un diverso procedimento penale (indagini su carte di credito clonate), e di coinvolgere nel processo il Torino con l’accusa di aver predisposto un premio a vincere per il Venezia. Le intercettazioni, ha argomentato Biondi, dimostrerebbero che Preziosi si era semplicemente voluto sincerare della regolarità della partita.
Le eccezioni presentate dalla difesa hanno costretto la Commissione a riunirsi una seconda volta in camera di consiglio. Nell’attesa della decisione, durata tutto il pomeriggio, Preziosi e i suoi avvocati ostentavano sicurezza come sempre finora. I cinque membri della Commissione hanno invece spiazzato un po’ tutti. E per la necessità di chiudere in fretta il procedimento, il dibattito è continuato fino a tarda sera. Ricomincerà stamattina, con l’obiettivo di arrivare a una sentenza entro domani sera.
Per la difesa del Genoa la situazione è delicata. Ora sarà inevitabile addentrarsi nel merito delle accuse: le intercettazioni che vanno da prima a dopo la partita, le buste con i 250mila euro in contanti trovate dopo un incontro con Preziosi nell’auto dell’allora dirigente del Venezia Giuseppe Pagliara (che, dopo una capatina nei corridoi della Lega, ha disertato l’aula contestando il ritardo nell’invito a comparire), le incongruenze sul trasferimento di Ruben Maldonado. Per Enrico Preziosi è venuto il momento di giocare l’asso nella manica. Sempre che ci sia.

Altrimenti i tifosi rossoblù rischiano di passare in fretta dall’euforia della promozione alla disperazione per una retrocessione in C1.

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