Con Internet o telefono stipulare la polizza conviene sempre di più

DATI In Inghilterra e Olanda l’80% dei contratti con un clic. L’Italia in recupero

Il fenomeno, almeno in Italia, è ancora circoscritto. Basti pensare che anche nel comparto di maggiore diffusione, quello dell’Rc auto, non riguarda più del 6% del mercato complessivo. Eppure, anno dopo anno, sono sempre più numerose le persone che imparano ad apprezzare l’economicità, l’immediatezza e la trasparenza delle assicurazioni dirette, vale a dire quelle sottoscrivibili senza muoversi da casa e dall’ufficio, utilizzando il telefono o, sempre più spesso, attraverso Internet. I numeri, d’altronde, parlano chiaro: gli ultimi dati disponibili, relativi al 2008, rivelano per esempio come in quell’anno siano state sottoscritte oltre un milione e mezzo di polizze via web e telefono, con un incremento del 17% rispetto al 2007.
E un’ulteriore conferma del trend arriva da un’indagine condotta la scorsa estate dalla società di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione Internet italiana, secondo cui tra il 2006 e il 2009 la percentuale di utenti assicurati per l’Rc auto in possesso di almeno una polizza diretta è cresciuta di circa due punti: dal 21 al 23%. Mentre si attesta sul 16% la quota di coloro che dichiarano di utilizzare solo ed esclusivamente assicurazioni dirette.
I motivi di questo progressivo aumento d’interesse, d’altronde, sono facilmente intuibili. A cominciare dai prezzi decisamente competitivi, che le compagnie dirette possono offrire grazie ai minori costi di gestione derivanti dall’assenza di una rete di vendita con agenzie distribuite sul territorio. Risultato: un bel risparmio per il cliente finale, che stando a una recente ricerca di Altroconsumo si aggira sul 20-30% per le polizze Rc auto stipulate su Internet, con punte anche del 50% per i guidatori esperti che non hanno provocato incidenti negli ultimi tre anni. Cifre, queste, sostanzialmente confermate dall’annuale Osservatorio auto realizzato dall’Aiba (l’Associazione italiana dei broker di assicurazioni e riassicurazioni) in collaborazione con Iama Consulting: scorrendone i risultati, infatti, si scopre che nel dicembre 2009 il risparmio medio garantito dalle compagnie dirette rispetto alle tradizionali è stato di 126 euro, pari al 20,5% in meno, contro i 61 euro (9,8%) registrati solo tre mesi prima.
Ma non sono solo i prezzi convenienti a far breccia nel cuore degli assicurati. Secondo l’ultimo rapporto di AssoLowCost, associazione che analizza caratteristiche e trend di mercato del mondo low cost nei diversi settori economici, altrettanto apprezzate risultano la personalizzazione delle tariffe, che consente una più precisa valutazione del rischio, e la qualità complessiva del servizio, che grazie all’utilizzo di Internet, telefono e fax si traduce in massima comodità e tempi molto rapidi in tutte le fasi: dalla richiesta di preventivo alla stipula del contratto, dalla denuncia alla liquidazione del sinistro. Per non parlare, poi, dell’indubbio vantaggio rappresentato dalla possibilità di pagare con la carta di credito, rinviando di fatto a fine mese l’esborso effettivo.
Le assicurazioni dirette, quindi, piacciono. E non a caso vantano un indice medio di soddisfazione del cliente molto alto, circa il 94%. C’è di che essere ottimisti, insomma, per il futuro di un settore caratterizzato in Italia da un elevato grado di concentrazione, con i cinque principali player che, in base ai dati diffusi da Ania (l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici), si spartiscono oggi il 96% del mercato. Ma se per i prossimi anni è lecito attendersi trend comunque positivi, rimane lunga la strada da percorrere per arrivare ai livelli dei Paesi-traino del continente. Primi tra tutti Inghilterra e Olanda, dove le polizze Rc auto stipulate sul web o al telefono superano l’80%.

Un ritardo, quello dell’Italia, imputabile prima di tutto alla faticosa diffusione di Internet (attualmente la banda larga è presente solo nel 30% delle famiglie, rispetto a una media europea del 40%), alla quale si aggiunge un atteggiamento di generale diffidenza verso le transazioni «virtuali», che porta a un utilizzo mediamente limitato di tutte le applicazioni online, dall’e-banking all’e-commerce.

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