Cari romani, vi avviso: la città a 5 stelle è un inferno

Pizzarotti ha trasformato Parma in una caserma. Dalla raccolta dei rifiuti che costringe alla sveglia all'alba alle delazioni in stile Ddr, ecco perché si vive male a Cinque stelle

Cari romani, vi avviso: la città a 5 stelle è un inferno

Il sindaco di Parma mi ha rubato un'ora di sonno. Sono gli svantaggi di avere un sindaco integerrimo che passa il tempo chiedendo allo specchio: «Chi è il più onesto del ducato?». Al tempo dei sindaci non integerrimi, o comunque non così concentrati sul proprio ombelico immacolato, il sabato mattina dormivo fino alle nove, a volte fino alle dieci, e non me ne vergogno sia perché la sera leggo fino a tardi sia perché ritengo il mio sonno una faccenda mia e non del Comune. A nessuno di quelli di prima (sindaci che quando ricevevano un avviso di garanzia erano ipso facto dei mascalzoni da mandare a casa, anzi in galera, mentre adesso gli avvisi di garanzia a Pizzarotti sono atti dovuti, quisquilie) sarebbe venuto in mente di farmi scapicollare all'alba, in pigiama, giù per tre rampe di scale (abito in una vecchia casa senza ascensore) per fare in tempo a mettere il contenitore della carta fuori del portone in nome dell'idolo denominato Raccolta Differenziata Spinta.

A Federico Pizzarotti invece è venuto in mente, ha abolito i comodi ed efficienti cassonetti pubblici perché, credendosi senza peccato, si crede in diritto di tormentare, colpevolizzare i cittadini, anzi i sudditi, in nome di qualsiasi ideologia riceva abbastanza clic su internet, insomma su www.beppegrillo.it. L'atteggiamento caporalesco, paternalistico, insopportabilmente pedagogico dei pentastellati di Parma, e certo non solo di Parma, è stato molto ben descritto dallo scrittore parmigiano Paolo Nori: «C'è della gente che sembra che sia condannata tutta la vita a vivere come se fosse a scuola: come se il mondo fosse un'enorme caserma a forma di scuola dove c'è un modo giusto, di fare le cose, e un modo sbagliato». Cosicché nella Caserma Parma il sabato mattina bisogna svegliarsi quando vuole il caporalmaggiore Federico Pizzarotti e chi sgarra dovrà vedersela con le telecamere e con le delazioni, in stile Ddr. Più che l'erede di Maria Luigia sembra un emulo di Honecker, buon per lui che Breznev sia morto e non gli tocchi baciarlo.

Chi sbaglia l'orario dell'esposizione dei rifiuti, così come chi parcheggia 10 centimetri fuori dalle righe deve attendersi severe sanzioni. Un legalista potrebbe obiettare: «Ben venga un sindaco che fa rispettare le regole». Purtroppo però l'amministrazione grillina è forte con i deboli, ossia coi residenti che se non pagano le multe si vedono sequestrare l'auto, e debole coi forti, coi prepotenti, coi delinquenti, e sto parlando degli spacciatori africani che spadroneggiano in via Trento e in piazzale della Pace, pieno centro monumentale a pochissimi metri dalla Galleria Nazionale e dal Teatro Regio che il mondo ci invidia o, forse, visto il livello delle ultime stagioni liriche, ci invidiava. Ieri l'altro l'ennesima rissa è finita a bastonate (un tunisino, un marocchino e due ivoriani arrestati e chissà quanti scappati) per lo sconcerto di parmigiani e turisti, ma per Pizzarotti l'importante è che si continui a parlare di lui in termini di innocuo pettegolezzo politico: espulso sì? Espulso no? Come se le donne attualmente obbligate, quando arrivano in stazione, a prendere il taxi pur di non passare a piedi nel piazzale dello spaccio, siano molto interessate allo stato dei rapporti tra il primo cittadino e la Casaleggio Associati.

Al fortunato ex informatico interessa che lo specchio continui a riflettere l'immagine di narciso senza macchia, di sindaco più onesto del ducato: e pazienza se non ci ha restituito il piacere di passeggiare in centro tranquilli, e pazienza se ha rubato a me, e non solo a me, un'ora di sonno.

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