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Le tasse secondo Matteo

Non è una manovra disegnata sui nostri interessi, ma non mi unisco al coro dei disfattisti. E non metto in dubbio la buona volontà del piazzista Renzi

Le tasse secondo Matteo

Su Internet l'hanno già definita «la televendita di Renzi». Non ho nulla contro i venditori, quelli buoni sono l'anima del commercio. I problemi, semmai, sono l'affidabilità e il prodotto. Che tradotto significa: è in grado il premier di rispettare i tempi (già dilatati rispetto alle prime promesse) della rivoluzione annunciata ieri su fisco (mille euro in meno all'anno per chi guadagna fino a 25mila euro), casa, lavoro e tagli alla spesa? E, ammesso che ciò avvenga, la ricetta è in grado di fare lievitare la ripresa italiana?

Se ho capito bene ci sono due cose certe. La prima è che aumenteranno le tasse sulle rendite finanziarie, dal 20 al 26 per cento. Si tratta di una patrimoniale con gettito previsto di due miliardi, dice Renzi (di 800 milioni dice la calcolatrice, ma si sa che lui coi numeri fa un po' di casino). La seconda è che sarà messa all'asta l'auto blu usata da Ignazio La Russa quando era ministro. Se è la stessa su cui una volta ebbi l'onore di posare abusivamente le terga, a occhio il ricavato potrebbe essere tra i 500 e i 1000 euro (salvo colpi di testa di qualche fan feticista). Tutto il resto (taglio del cuneo fiscale e dell'Irap per le aziende) appartiene al mondo delle promesse.

Non sto gufando, non è una manovra disegnata sui nostri interessi, ma non mi unisco al coro dei disfattisti. E non metto in dubbio la buona volontà del piazzista Renzi. Ma quando al mercato sento urlare parole come quelle usate dal premier per il suo prodotto, tipo «meraviglioso», «perfetto», «storico», sto alla larga per evitare la fregatura. Che, a parte la patrimoniale sulle rendite finanziarie e le coperture incerte (creative, si è detto ai tempi di Tremonti), non sta nelle parole di Renzi. Ma nel sistema che dovrebbe consentirgli tanto. Non mi fido della ragioneria dello Stato che potrebbe bloccare tutti i provvedimenti. Non mi fido dell'Europa, non mi fido di un Parlamento che è rimasto inchiodato sette giorni a discutere di quote rosa. Non mi fido di una maggioranza nella quale cento franchi tiratori sono in agguato per fare cadere il loro premier non voluto e non amato. Non mi fido del Pd bersaniano e rosibindiano. Perché è chiaro che se Renzi dovesse riuscire a fare in quaranta giorni tutto ciò che ha promesso ieri, a sinistra chi se lo toglie più dai piedi? Probabilmente ieri Renzi ci ha detto molto, ma non tutto.

E su quella differenza si gioca la partita vera.

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