La Cassazione ha confermato lo status giuridico di Berlusconi: è il Gatto Mammone della Repubblica, lo spauracchio da tenere fuori da ogni recinto. Il Gatto Mammone è il residuo magico di un mondo passato di favole, paure, inganni e dicerie. Mezzo diavolo, mezza icona di Carnevale, il Gatto Mammone colpisce l'Immaginario popolare e populista, spaventa soprattutto i piccoli (partiti). Il gigantesco, mostruoso gatto fu ritratto perfino da Dino Buzzati. Ieri Berlusconi era il Despota, il Sultano, l'Utilizzatore Finale, il Satiro gaudente, l'Impunito.
Oggi che non è più al comando del Paese, che si ritiene concluso il ventennio con il suo nome, che è interdetto, sorvegliato e punito, gli resta la vaga nomea del minaccioso gattone mitologico, pericoloso per i suoi nemici, che mangia in un sol boccone, ma anche per i suoi amici a cui farebbe fusa letali. Appena è affiorata l'idea di candidarlo alle Europee è salito una specie di terrore misto a fastidio, come un fallo del passato rivisto alla moviola.
Si è diffuso un panico discreto, dissimulato dietro l'oggettivo esorcismo che è incandidabile perché condannato. La legge non vuole, la magistratura non vuole, l'Europa non vuole, e via con tutto il repertorio di vecchie zie. Poi la Cassazione ha rassicurato grandi e piccini.
Il Gatto Mammone, però, attira ancora molti voti ed è il chiodo nascosto a cui è appeso Renzi. Benché azzoppato a tutte e quattro le zampe, se non a cinque, fa paura. Perché, si consolano i suoi fan, se i gatti hanno sette vite, figuratevi i gatti mammoni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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