Anche ieri, come del resto gli altri giorni da qualche settimana a questa parte, Berlusconi sbuffa. Legge sui giornali ricostruzioni tutte tese a evidenziare le lotte intestine a Forza Italia. «Mah...», sospira e scuote la testa. Non concepisce che quelli che giudica piccoli solchi nel tratteggiare la Forza Italia del futuro vengano descritti come baratri se non trincee contrapposte. Toti di qua, Fitto di là. Primarie sì, primarie no. Il Cavaliere è scocciato. Vorrebbe tutti uniti in nome della sacrosanta battaglia comune. Vorrebbe una tregua tra chi, quotidianamente, dice la sua su come risollevare il morale delle truppe. Truppe che attendono il responso dei ballottaggi senza farsi troppe illusioni. Tradizionalmente, poi, il popolo di centrodestra è poco affezionato alle urne e i dati relativi all'affluenza - bassa, bassissima - non fa presagire nulla di buono.
Nell'attesa di commentare ufficialmente notizie che potrebbero non far sorridere Forza Italia, Berlusconi medita se cambiare atteggiamento nei confronti del competitor Renzi. Non da oggi il giudizio sulla politica economica del governo è da pollice verso. Si tratta di capire se nelle prossime settimane è il caso o meno di aumentare il fuoco delle critiche su palazzo Chigi. E capitalizzare lo scontento di chi - scommette il Cavaliere - prima o poi si renderà conto che Renzi è più che altro un bluff: tante parole, pochi fatti; tante promesse, pochi atti concreti. E pure sul terreno delle riforme, per le quali Berlusconi s'è sempre detto disponibilissimo alla trattativa, ci potrebbe essere un irrigidimento. Ma la linea è sempre quella: ci stiamo se sono fatte bene e servono davvero, se è un papocchio addio ai voti azzurri.
Berlusconi è invece molto preoccupato per il vaso di Pandora scoperchiato dalla magistratura nei recenti casi Expo e Mose. Il senso di nausea per i sospetti di presunta corruttela pervade anche Arcore il cui pensiero è che la «politica non possa più tollerare casi di corruzione così eclatanti». Fermo restando, tuttavia, il dna garantista del Cavaliere e di Forza Italia tutta. Ossia: nessuno cavalcherà il clima da caccia alle streghe anche se coinvolti sono pure gli uomini di sinistra. La responsabilità è personale e ognuno deve avere il modo di spiegare la propria posizione nel processo e con le massime garanzie concesse dal diritto. Ma da qui ad avere un atteggiamento teso a minimizzare atteggiamenti eticamente sospetti, ce ne corre. Tanto che Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere, lo dice chiaro: «Nessuno dentro Forza Italia deve scambiare la cristallina battaglia contro l'uso politico della giustizia come una giustificazione per comportamenti individuali scorretti. Il Paese ha bisogno di pulizia, di rigore e di chiarezza». E ancora: «Tutti i dirigenti ne prendano atto e chi è investito dall'inchiesta in corso si renda conto del male che fa alla credibilità del nostro partito e faccia un passo indietro». Un chiaro riferimento all'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. Non risulta, invece, che l'ex premier sia particolarmente angosciato per i prossimi sviluppi del processo Ruby.
A fine mese comincerà l'appello che non dovrebbe protrarsi a lungo. Sulla vicenda Berlusconi continua a ripetere che «è una cosa talmente assurda e fuori dal mondo...». Stesso giudizio dato a suo tempo per il caso Mediaset ma poi s'è visto com'è andata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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