Roma - Anche Alfano piange. Il risultato elettorale è deludente e nel partito, oltre i pochi che cantano vittoria un po' per dovere dicendo di essere stati determinanti un po' qui e un po' là, ci si interroga: «Ma dove andiamo?». Il leader latita: aspetta i risultati della «sua» Sicilia per esprimersi ufficialmente. Sull'isola, infatti, s'è votato anche ieri per rinnovare 37 Comuni, di cui 13 con più di 10mila abitanti. Soltanto nei prossimi giorni il ministro dell'Interno riunirà i suoi per fare il punto della situazione ma qualcosa trapela: malumore. Il dato clou è che «serve il cambiamento». Ossia gente giovane, volti nuovi e, soprattutto, un nuovo centrodestra. In quest'ottica sembra aver subito una frenata il progetto di riunire i gruppi con Udc, Popolari di Mauro e pezzi di Scelta civica. Alla luce dei risultati è l'opzione giusta? A urne chiuse da poco, tuttavia, tra i colonnelli alfaniani chi regala il commento più ruvido e realista è Roberto Formigoni che fa la radiografia del voto: al Sud benino, al Centro così così, al Nord un disastro. Proprio in merito al Settentrione l'ex governatore lombardo va giù durissimo: «Al nord c'è una grave debolezza del centrodestra, che per Ncd diventa una debolezza gravissima - sentenzia - I ballottaggi ci dicono che al nord il centrodestra è battuto praticamente dovunque, sia con candidati nuovi, o presunti tali, che con candidati antichi». E quindi «è evidente che si impone un ripensamento profondo nel modo di essere dei nostri partiti, nella scelta della classe dirigente e nella costruzione delle alleanze, di cui gli elettori hanno colto tutta la precarietà». Poi ammette la batosta: «Sui risultati di Ncd, sia alle Europee che alle Amministrative - conclude - occorre aprire da subito una profonda riflessione, partendo dal riconoscimento che si tratta di risultati impietosi, al di sotto di ogni aspettativa».
Passano due ore e l'altro colonnello alfaniano, Fabrizio Cicchitto, graffia proprio Formigoni: «Leggendo alcuni rilievi fortemente critici di autorevoli esponenti del nord di Ncd (Formigoni appunto, ndr), viene spontaneo l'interrogativo se la critica non debba essere anticipata da qualche autocritica». Come a dire: non è che tu non c'entri nulla eh... Insomma, l'ennesima rissa interna destinata a proseguire nei prossimi giorni. I nodi restano tutti con alcune variabili che renderanno il dibattito ancora più infuocato. Un pezzo di partito considera un suicidio rimanere attaccati a Renzi e sottolinea che il patto con il premier dev'essere a tempo determinato. Si sta insieme per un po' ma poi arrivederci: o si ricostruisce il centrodestra oppure è la fine. Un altro pezzo, invece, vorrebbe restare sul carro del vincitore non si sa bene con quale prospettiva.
L'altra variabile è l'atteggiamento che Forza Italia intende tenere nei confronti di Salvini. Il Carroccio è l'unico partito che è andato bene e se il centrodestra ha potuto piazzare la bandierina a Padova lo deve proprio al leghista Bitonci. Tra gli alfaniani che vogliono riallacciare i fili con Arcore c'è qualche timore che il Cavaliere si sposti troppo su posizioni «verdi». Il che renderebbe difficile la ricomposizione con chi parla di uscita dall'euro e di alleanze con la Le Pen.
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