A 13 anni si distingue fra il bene e il male

di Giordano Bruno Guerri

Una banda di minori di quattordici anni, dice la notizia Ansa, ha imbrattato con vernici alcuni reperti archeologici, fra cui una preziosa colonna traianea. A parte ogni altra considerazione, nel lancio d'agenzia stupisce un condizionale: i genitori «potrebbero» essere chiamati a risarcire i danni. Direi, invece, che «debbano» farlo, assumendosi la responsabilità del malfatto da parte di minorenni non perseguibili penalmente.
Si dibatterà, piuttosto, se anche i ragazzini debbano venire puniti, in qualche modo. La legge non lo consente, ma forse è il caso di porsi qualche domanda sulla non punibilità a ogni costo di un ultraminorenne. Se ne discute, del resto in tutto il mondo, e la tendenza è abbassare la soglia di non punibilità verso i dodici anni. Gli studi di psicologia dell'età evolutiva, e il semplice buonsenso, dimostrano che a 12 anni un essere umano è perfettamente in grado di distinguere fra bene e male, dunque di scegliere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato fare. Di conseguenza un atto socialmente pericoloso o dannoso dovrebbe essere punibile.
Prendiamo il caso dei ragazzini di Ferentino, Frosinone, dove è avvenuto l'ennesimo sfregio ai nostri beni culturali. I reperti archeologici sono in pieno centro, visibile vanto e patrimonio della cittadina, prima ancora che dell'umanità: i ragazzi sapevano di danneggiare un bene pubblico. Sapevano anche, i cialtroncelli, di svillaneggiare il Bello e la Storia, anche se loro non scrivono queste parole con la maiuscola. Non è possibile infatti ignorare il valore del Bello e della Storia dopo cinque anni di scuole elementari e uno, due o tre, di scuole medie. Neanche il più accanito critico dei nostri insegnanti e dei nostri istituti scolastici potrebbe sostenere che nei primi cinque-sei-sette anni di studio i bambini/ragazzi non vengono avviati a rispettare, o addirittura apprezzare, i lasciti del passato.
Il gesto di quei ragazzi, dunque, è volontario. Non sono andati alla stazione per imbrattare i treni, né allo stadio a scrivere insulti contro l'allenatore. No, sono andati in piazza Mazzini per colpire a colpo sicuro un bene culturale, un patrimonio artistico. E attenzione, Ferentino non la periferia sperduta nel brutto di una città industriale. È stata fondata trecento anni prima di Roma, le sue mura furono costruite con blocchi di pietra a incastro, di anche 25 metri cubi, ed è ancora possibile ammirare delle stupende porte antiche. Quei ragazzi sono certamente cresciuti sentendo dire, ma non imparando, che è toccato loro di crescere in un bellissimo borgo prezioso. Certamente hanno sentito anche declamare i versi di Orazio «Se ti piace la tranquillità e il sonno fino al levar del sole, se ti infastidiscono la polvere e lo strepito dei carri e le osterie, ti consiglierei di andare a Fermentino».

Orazio probabilmente non sarebbe più di questo parere, ma i ragazzi devono imparare che non si offende impunemente quel bene comune che hanno voluto colpire. Niente ceffoni, mi raccomando, ma qualche sabato sacrificato in un istituto per il restauro, a vedere ragazzi poco più grandi di loro che sgobbano per pulire un coccio d'anfora, sì.
www.giordanobrunoguerri.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica