RomaA quasi un mese e mezzo dall'arresto la Procura di Roma si convince e chiede gli arresti domiciliari per Angelo Rizzoli, 70 anni, malato di sclerosi a placche.
Il gip dà il via libera e l'ex produttore cinematografico e televisivo, accusato per un crac da 30 milioni di euro, non farà altro che passare da un ospedale all'altro. E cioè dal reparto giudiziario del Pertini, dov'era detenuto, al policlinico di Tor Vergata dove potrà meglio curarsi, in attesa che tra una settimana una relazione medica possa valutare se è in condizioni di essere trasferito a casa sua.
L'ammorbidimento della linea dei pm Giorgio Orano e Francesco Ciardi, coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi, avviene dopo settimane di aspre polemiche sul grave stato di salute di Rizzoli. Ma gli inquirenti lo mettono in relazione, più che a un ravvedimento sulle sue condizioni, al fatto che l'imprenditore sarebbe diventato più collaborativo.
«Ha prodotto - scrivono i pm, dando parere favorevole alla richiesta di arresti domiciliari - una memoria difensiva con la quale rivede le precedenti dichiarazioni rese in sede di interrogatorio, dando una versione dei fatti più aderente alle emergenze istruttorie a alla ricostruzione operata dalla Procura, oltre a rappresentare elementi nuovi che saranno oggetto di apposite verifiche».
Il primo a commentare con sollievo la notizia è Silvio Berlusconi, alla riunione dei gruppi del Pdl: «Finalmente hanno concesso gli arresti domiciliari a Rizzoli». Qualche giorno fa il senatore Pdl Sandro Bondi aveva chiesto l'intervento delle istituzioni, inviando una lettera alla Guardasigilli Paola Severino e una al vicepresidente del Csm Michele Vietti. Ora il ministro della Giustizia decide di affidare agli ispettori una verifica della vicenda. E chiede tutti gli atti necessari per accertare la compatibilità dello stato di salute dell'ex produttore con la detenzione. Bondi la ringrazia «di cuore per la sensibilità giuridica e la coscienza morale che ha dimostrato».
Per i legali di Rizzoli, Franco e Francesca Coppi, la sua grave malattia avrebbe dovuto impedire fin dall'inizio misure restrittive così pesanti. E per questo hanno chiesto la sostituzione della misura cautelare in carcere con quella domiciliare.
Ma i pm ribadiscono anche ora che la patologia di cui soffre, «pur non costituendo un quadro di radicale incompatibilità con il regime carcerario, lasciano sicuramente preferire la prosecuzione della detenzione con modalità (arresti domiciliari) che consentano al Rizzoli anche lo svolgimento di una attività fisioterapica in grado di fronteggiare i profili degenerativi della sua patologia».
E il gip di Roma Aldo Morgigni dispone un ulteriore accertamento medico, tra almeno una settimana, per stabilire se dal policlinico di Tor Vergata Rizzoli possa essere trasportato a casa da detenuto. È lo stesso giudice che ha firmato il provvedimento di cattura, confermato l'8 marzo dal tribunale del Riesame che ha respinto la richiesta dei domiciliari dei legali del manager. In quei giorni sembrava imminente un trasferimento del manager ammalato nel reparto degenti del carcere di Rebibbia.
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