Quando trionfa il pensiero astratto

Dal redditest alle province, spesso le idee positive si scontrano con la realtà

È stata lanciata la formula del redditest con i consigli per riempirlo sul proprio computer. Per i funzionari e i contabili del fisco che lo hanno preparato è una cosa semplicissima, per la maggioranza degli italiani che hanno poca pratica col computer è un rompicapo che ha suscitato nuove paure. Chi lo ha steso voleva rassicurare, in realtà ha spaventato un Paese già spaventato. È un esempio di pensiero astratto che si scontra con la realtà.

Un altro esempio di pensiero astratto ci viene dalla legge sulle province. Per risparmiare si potevano eliminare tutte le province e assegnare le loro funzioni alle regioni e ai Comuni. Ma ci sono state proteste e allora i contabili hanno deciso di accorparle a due a due. Ma ignoravano che tutte le città italiane hanno una storia millenaria e sono state capitali di Stati comunali o di signorie, con guerre, antipatie e rancori di secoli. Faccio l'esempio di un caso che conosco. Fra Parma e Piacenza, Piacenza era la più antica, fondata dai romani, cruciale strategicamente, ma i Farnese hanno messo la loro corte a Parma che è fiorita mentre Piacenza è decaduta. Con l'unità d'Italia e la creazione delle province divennero pari. Oggi, annullando quella di Piacenza e portando la sede della provincia a Parma si ricrea la differenza e il disagio.

L'astrazione vuole ottenere un risultato ma ottiene un effetto diverso od opposto. Quando si deve realizzare qualche opera il legislatore obbliga a sentire il parere di regione, provincia, Comune e di molti altri uffici specializzati. Ma basta che uno dica di no o tardi a rispondere che il progetto si ferma. Come succede in Europa quando le decisioni devono essere prese all'unanimità e tutti i Paesi hanno diritto di veto. Ma anche in altri campi siamo soffocati dalle astrazioni. Ogni nuova legge per lo sviluppo accresce il numero di adempimenti delle imprese e rallenta la loro attività.

Per aumentare l'efficienza delle Università il ministero ha moltiplicato le regole, i professori annegano nella burocrazia, parlano agli studenti con il computer e non fanno più esami orali. I numeri sono a posto, ma si è perso il rapporto insegnante-allievo.

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