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Il giochetto dei montiani: "Votate Pd"

"Ambrosoli in Regione, Monti alle Politiche". L’endorsement di molti centristi fa infuriare il premier, costretto a smentire

Il giochetto dei montiani: "Votate Pd"

E alla prima vera prova sul campo, l'esercito dei montiani si scopre un'armata Brancaleone divisa da un'arlecchinata di idee e incapace di unirsi sotto un unico progetto. Tanto da costringere il professore riscopertosi politico ad affidare a Mario Sechi, il candidato e spin doctor della sua campagna elettorale, un perentorio serrate le righe. Perché Mario Monti, ha detto ieri, è contrario al voto disgiunto in Lombardia e «le alchimie elettorali non sono il nostro mestiere».

Un precisazione necessaria dopo che un'epidemia da 8 settembre sta contagiando i colonnelli presi dalla foga di abbandonare il loro candidato, quell'ex sindaco Gabriele Albertini lasciato solo a farsi impallinare di fronte alle urne. Un tradimento da spiegare con i sondaggi che vedono sempre in vantaggio il centrodestra con Roberto Maroni e stanno sgretolando le certezze di una sinistra che aveva dato troppo presto per scontata una facile vittoria. E ora che teme di vedere rinviato un appuntamento atteso per diciott'anni, è ben oltre l'orlo di una crisi di nervi. Così l'ultimo spettro che s'aggira nel campo progressista è un presunto voto disgiunto, solo il placebo per una sinistra ammalata di ben altri mali e costretta ad elemosinare altrove consensi. Perché oggi in tanti mugugnno per la scelta di Umberto Ambrosoli, avvocato stimato e persona perbene, ma tutt'altro che un tribuno capace di infiammare le folle di questi tempi già di per loro piuttosto fredde. E, infatti, a sinistra hanno già chiamato il soccorso rosso, con Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e un resuscitato Matteo Renzi attesi a Milano per risollevarne le sorti.

Anche perché a lasciar fare ad altri si rischia grosso. Di ieri le ultime goffe uscite di una pattuglia di montiani pronti a intendersela con il nemico. A cominciare da Ilaria Buitoni Borletti, la regina dei salotti milanesi che, nonostante sia candidata di Monti al Parlamento, per le Regionali lombarde consiglia di preferire Ambrosoli ad Albertini che si definisce «il piccolo Monti di Lombardia».

Ieri un nuovo endorsement per Ambrosoli dei montiani alla presentazione dei candidati del Centro popolare lombardo. A cominciare da Lorenzo Dellai, capolista della Lista Monti alla Camera in Trentino che ha trascinato Alessandro Sancino, Gregorio Gitti, Milena Santerini ed Emanuela Baio. «Votare Ambrosoli alle elezioni regionali in Lombardia e Monti a Senato e Camera è un atto di coraggio che va nell'interesse di tutta la Lombardia», il proclama di Dellai. All'appoggio dei centristi Ambrosoli ha risposto con un messaggio video con cui ha ringraziato consiglieri regionali fuoriusciti dall'Udc come Enrico Marcora e Valerio Bettoni, Savino Pezzotta candidato dell'Udc alla Regione la scorsa volta, il repubblicano Giorgio La Malfa e l'ex Idv Franco Spada, il consigliere regionale subentrato nell'ultima seduta e che per 6 ore di presenza incasserà lo stipendio fino a termine legislatura: totale 50mila euro. E dopo la strigliata, la retromarcia di Dellai («Ero presente a titolo esclusivamente personale») e la Santerini che nega di aver firmato.

«Manovre da prima Repubblica» e «schifezza della politica», replica Maroni. «Se qualcuno pensa di governare il voto dei lombardi facendo questo accordicchio sotto banco, ha capito male. Si torna ai tempi di De Mita e di Cirino Pomicino, ma almeno De Mita aveva una sua dignità politica. Questi sono gli emuli peggiori della peggiore politica. Ma alla fine queste manovrine e manovrette saranno sconfitte dalla forza delle idee e dei progetti». A cominciare dal Fondo 50. «Sono 50 milioni di euro a fondo perduto - ha annunciato ieri Maroni - che la Regione Lombardia metterà a disposizione dei giovani talenti e delle nuove imprese».

Confermando l'abolizione dell'Irap alle imprese messa nel programma dal coordinatore del Pdl Mario Mantovani.

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