E se il prossimo presidente della Repubblica provasse a rovesciare la decisione di Napolitano di nominare dieci saggi? Se provasse cioè il criterio inverso, di nominare una commissione di dieci che rappresentano il contrario dei saggi, almeno nel giudizio generale ed elettorale, per dedurre dal loro parere ciò che non bisogna fare? Vi sussurro i nomi di dieci antisaggi che hanno brillantemente bruciato la loro carriera politica e/o compromesso l'habitat in cui agivano: Casini, Fini, Di Pietro, Ingroia, Cirino Pomicino, Veltroni, Rutelli, La Malfa, Bertinotti. Il decimo lo lascio a voi, c'è l'imbarazzo della scelta.
Per risanare la politica e i suoi sprechi sarebbe pure utile sentire il parere di una commissione delle pari importunità, nominando Penati, il Trota, Belsito, Marrazzo, Lombardo, Tedesco, Fiorito, De Gregorio, Pecoraro Scanio e lascio anche qui un posto vacante nella top ten per ripescare fra altri mille meritevoli (se volete dei tecnici ce ne sono valanghe, dal Monte dei Paschi in su). Il parere espresso dalle commissioni sarà vincolante per imboccare la via contraria.
Questo criterio è antico, ma nel secolo scorso Karl Popper lo ha elevato a dignità scientifica: anziché procedere per verifiche, procediamo per falsificazioni, cioè per errori e
confutazioni. La teoria fu intuita da Machiavelli che diceva: bisogna conoscere la via dell'inferno per evitarla. Ci vorrebbero poi dieci pazzi veri per rifondare l'Italia.Che dite, è un'idea all'altezza della situazione?
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