Noi la adoriamo la nostra mamma. Ma se lei ci volesse altrettanto bene firmerebbe subito quello che c'è da firmare e ci darebbe in adozione alla signora Carol Middleton. La bionica, infallibile genitrice di Kate e Pippa, la programmatrice di figlie ideali da sistemare sopra la torta di una vita ideale. L'unica madre al mondo che ha visto realizzarsi il sogno più «perverso» di qualsiasi madre di femmine: far sposare la primogenita con un principe buono (William Windsor) e l'altra con un banchiere figo (Nico Jackson). È di queste ore la notizia che presto anche Pippa convolerà a nozze (pare che il fidanzamento verrà annunciato il 6 settembre in occasione del trentesimo compleanno della ragazza) con Nico Jackson: trentacinquenne alto, biondo con occhi biondi e mascella «intraprendente», appassionato di tennis e milionario. Così pare che la signora Middleton, il 6 di settembre, assesterà il secondo «colpo» della sua vita: inarrivabile Carol. Ex assistente di volo, figlia di operai, imprenditrice scaltra e fantasiosa, mente indefessa della «premiata ditta Middleton».
È a una come lei che nostra madre avrebbe dovuto ispirarsi o cederci quando ancora eravamo in tempo. Ci avrebbe iscritte alla scuola giusta, spinte verso le amicizie giuste, avrebbe nutrito le nostre chiome tutte le sere prima di andare a dormire, ci avrebbe iscritte in palestra, avrebbe sbiancato inverosimilmente i nostri sorrisi con defatiganti sedute odontoiatriche, ci avrebbe spedite a Firenze a studiare storia dell'arte e poi a un numero imprecisato di master, e sugli spalti di Wimbledon, e alle corse di cavalli ad Ascot, ci avrebbe suggerito di farci fotografare in splendida forma e in splendida compagnia per tutta la durata della rottura del nostro fidanzamento (con William), ci avrebbe infilate in un abito-guaina di Alexander McQueen il giorno del matrimonio reale di nostra sorella per far sì che il mondo non avesse gli occhi puntati su una sola di noi, ci avrebbe spiegato che si partorisce con dolore ma sorridendo, senza urlare e perdendo i chili della gravidanza una settimana dopo il lieto evento, ci avrebbe suggerito che per nostro marito, nell'intimità, è meglio scegliere un nomignolo adatto (qualcosa di gratificante per lui, tipo Big Willi) e forse ci avrebbe messe a nanna (non prima di essere apparse magnifiche alla più magnifica delle feste) con nelle orecchie la registrazione di un corso di autostima. E poi chissà quante altre efficacissime cose che noi non possiamo nemmeno immaginare perché non siamo uscite dalla premiata ditta Middleton e si vede. Scusaci mamma, ma guarda qua.
Abbiamo un figlio e nessun marito, lavoriamo dieci ore al giorno, non troviamo di meglio che mortificare la nostra chioma sprimacciata con un'odiosa pinza, l'ultima volta che siamo andate a Wimbledon era per una presentazione di Sky, il nostro lato b non è mai pervenuto (perché scusaci mamma, ma ci hai fatte anche «aculiche), quindi non avremmo avuto comunque nulla da infilare nell'abito da sirena bianco ma in compenso abbiamo probabilmente speso per la rata dell'Imu quanto Pippa ha speso per l'Alexander McQueen, o forse no, dài, noi meno; l'ultima festa alla quale siamo andate era quella di chiusura dell'asilo di nostro figlio, e con le pietre degli anelli dei fidanzamenti andati in fumo oggi potremmo costruire un opus incertum in campagna: che parte da casa e arriva fino all'orto. Allora mamma, ammettilo: non sarebbe stato meglio cederci a Carol? Lo diciamo anche per te. A quest'ora saresti stata la suocera di un principe, o di un banchiere, o comunque di qualcuno.
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di Valeria Braghieri
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