Rubrica Cucù

Caccia al cinghiale o ragù dei deputati

Un cinghiale della Maremma mi ha rilasciato a Capalbio un'intervista in esclusiva a condizione di mantenere l'anonimato e di rileggere il testo prima della pubblicazione

Solitamente restio a parlare e a relazionarsi con gli umani, un cinghiale della Maremma mi ha rilasciato a Capalbio un'intervista in esclusiva a condizione di mantenere l'anonimato e di rileggere il testo prima della pubblicazione.

Più che un'intervista è stato uno sfogo: «Ma io non capisco - ha esordito grufolando in modo visibilmente alterato - ripetete ogni giorno che siamo troppi e andiamo abbattuti. E ci massacrate senza pietà, anzi col plauso dello Stato. Trappole dappertutto, appostamenti. Ci negate il diritto a sfamarci, ci accusate di mangiare l'uva, tra poco ci farete la prova palloncino per vedere il tasso di moscato ingerito. Ma insomma. Ovunque è strage di Stato col favore della stampa e il silenzio dei magistrati. Mai un'operazione Scrofe Pulite. Perché lo stesso criterio non vale anche per gli altri? Pure i parlamentari sono troppi e mangiano più di noi, perché non li abbattete? E i bidelli nelle scuole, in soprannumero ed esonerati pure dalle pulizie? E le guardie forestali, una ogni albero in Calabria, perché non abbattete loro?».

«Ma voi siete aggressivi - obietto - rovinate i campi e le vigne, non controllate le nascite...». «Dateci la mensa e non lo faremo più. E poi, è una reazione a come ci considerate: noi chiediamo la parità dei diritti con cani e porci e voi ci parificate alle pappardelle... E ci fate pure le sagre. Una vergogna. Il ministro delle Pari opportunità che ci sta a fare? E gli animalisti? Quanto all'eccesso di prole ricorreremo in Corte di Castrazione.

Ma i figli so' piezz 'e carne».

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