Con il cerino in mano

Anche Letta-Jo Condor ha capito che non può pensare, lui e il suo partito, di fare contemporaneamente il killer e il socio di Forza Italia

Con il cerino in mano

Non scherzavano. Deputati e senatori di Forza Italia hanno firmato le dimissioni (esecutive dal 4 ottobre, giorno del voto sulla decadenza di Berlusconi), suscitando l'ira del presidente Napolitano, oltre che di Letta e della sinistra intera. È una situazione senza precedenti, al pari dell'anomalia giudiziaria (sentenza) e politica (decadenza con legge retroattiva) riservata al Cavaliere. Anche Letta-Jo Condor ha capito che non può pensare, lui e il suo partito, di fare contemporaneamente il killer e il socio di Forza Italia. Devono scegliere, ma non sanno che fare. Ammettere che non si può far fuori Berlusconi con il trucco di una legge retroattiva? Scoppia il partito. Votare per la decadenza? Scoppia il governo. Devono scegliere, in ogni caso il botto sarà forte. Del resto in questo vicolo si sono infilati loro. Prima accettando di governare col Pdl ben sapendo della situazione giudiziaria di Berlusconi, poi annunciando in Senato un voto contro il Cavaliere (per nulla dovuto o automatico) addirittura prima che iniziassero i lavori della giunta per la decadenza.

Letta e il Pd sono stati arroganti e presuntuosi, contando un po' troppo sulle rassicurazioni che arrivavano dalle colombe del Pdl ma soprattutto su quelle di Giorgio Napolitano, che aveva garantito l'immunità non a Berlusconi ma ai suoi assassini, giudici o politici che fossero. Ora, rimasto col cerino in mano, Napolitano si agita, grida al golpe e minaccia la sovranità dei parlamentari di centrodestra, lui che neppure è eletto ma solo nominato.

Non è la prima volta che il capo dello Stato non si accorge di ciò che sta succedendo. Accadde nel suo passato comunista quando benedì l'invasione sovietica in Ungheria, più di recente (lo scorso anno) disse di non avere sentito il botto che Grillo aveva fatto nelle elezioni siciliane, liquidando il Movimento come un fatto marginale di costume. E ora non ha capito che non può assistere inerte all'espulsione con l'inganno dalla vita politica del principale leader italiano.
Su questa prima pagina, i capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani rispondono, con toni diversi dai miei e all'altezza del loro rango, al comunicato di ieri di Napolitano. C'è una proposta.

È l'unica, e ultima, offerta come via d'uscita.

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