C'è qualcosa di stolido nel giubilo o nella mestizia con cui si parla della fine del Ventennio berlusconiano come della fine di un'epoca, evocando il Ventennio fascista. Che fu tale per infamie e anche per grandi imprese, di cui ancora vediamo gli effetti. Per tutte, nel campo che conosco meglio, la legge di tutela del patrimonio artistico e culturale.
Nulla di tutto questo, in nessun settore, tanto meno quello legislativo, si può dire dell'inconsistente Ventennio berlusconiano. Prima di tutto perché Berlusconi ha governato per circa 8 anni. Poi perché non ha elaborato efficaci leggi ad personam ma almeno due leggi contra personam determinanti per le sue condanne più gravi: la decadenza da parlamentare e l'interdizione per 6 anni, stabiliti dalla legge Severino; 7 anni in primo grado per la legge sulla prostituzione minorile voluta da due parlamentari del Pdl. Inutile ricordare che per lo stesso reato, nel 1953, 60 anni fa, in una Italia evidentemente più liberale, Pier Paolo Pasolini fu assolto.
In realtà si può dire, con distacco, che quel Ventennio non sia mai cominciato. Berlusconi ha rappresentato la speranza ed è stato il rifugio e il simbolo per tutti quelli che non votavano a sinistra. Lui da solo è stato uno dei due poli. Senza di lui si passa dal bipolarismo al polarismo, con una grande ammucchiata al centro e due ali laterali di modesto ingombro e comunque contrapposte. Berlusconi lascia un vuoto, incolmabile. Il centrodestra è stato lui. Una grande illusione e un grande inganno con i correttivi antiliberali e statalisti di Alleanza nazionale e della Lega, con traditori e falsari come Fini e Bossi, tenuti insieme per fare massa contro i comunisti, spesso più liberali, sempre confusi.
Berlusconi ha fatto la resistenza contro il fascismo giudiziario, ha restituito dignità ai vilipesi partiti tradizionali. Ha combattuto contro l'oscurantismo di Di Pietro che non ha perseguito i corrotti, ma cancellato le idee e i partiti costringendo l'Italia a un bipolarismo innaturale. Ora Di Pietro, con la sua barbarie culturale, è stato sconfitto, non da Berlusconi, ma un'ora di televisione di Stato di sinistra, un'ora della solitaria Gabanelli. Caduto l'uno, cade l'altro. Che era l'ultimo grande obiettivo della magistratura di Sinistra. Il ciclo è chiuso. E la magistratura non saprà più chi combattere. Simul stabunt simul cadent.
Con la caduta di Berlusconi finisce l'unico Ventennio: quello della magistratura.
Berlusconi negli ultimi tempi aveva coscienza del suo destino come delle sue difficoltà, e ripeteva come una ossessione: «Il premier non ha potere se non di fare l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri». In realtà, in democrazia, il potere non è quello che hai, ma quello che ottieni. Lo dimostra Napolitano, l'unico vincitore. In questo inutile Ventennio.press@vittoriosgarbi.it
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