Sulla tribolata vicenda Alitalia sono intervenuti fior di specialisti e non si sente la necessità di un mio commento. Tuttavia, se mi è consentito, vorrei soltanto osservare che la gestione privata della compagnia, in pochi anni, si è rivelata addirittura peggiore della precedente che era pubblica. E ciò non è di conforto, perché ci toglie l'illusione che le aziende guidate da imprenditori (con soldi loro) siano più competitive e remunerative di quelle statali affidate a manager (li chiamano boiardi). Come minimo bisogna prendere atto che la sprovvedutezza non è estranea né al mercato cosiddetto libero né a quello diversamente regolato.
Inoltre, mi domando per quale arcano motivo in soccorso di Alitalia si siano precipitate le Poste, fra l'altro con scarse possibilità di successo, visto che le perdite degli aerei richiederebbero iniezioni di denaro ben più importanti di quelle garantite dall'ente preposto alla consegna della corrispondenza e alla raccolta del risparmio. A proposito di lettere e pacchi, occorre segnalare che gli italiani non sono particolarmente soddisfatti del servizio a domicilio. Ne sa qualcosa chi produce giornali e riviste, i cui abbonati, è noto, ricevono quotidiani e periodici con notevole ritardo. Al punto che nelle grandi città gli editori si rivolgono a organizzazioni alternative per essere puntuali nel recapitare le pubblicazioni e non perdere clienti.
In sostanza, è un controsenso che le Poste, non riuscendo a svolgere egregiamente il loro mestiere, invece di investire per ammodernarsi e colmare le lacune, distraggano capitali per aiutare Alitalia a rimanere provvisoriamente in vita, giacché il suo destino appare segnato: morirà lo stesso. Difatti non può durare a lungo una compagnia aerea che da almeno un biennio (per essere generosi) subisce a livello nazionale la concorrenza spietata ed esiziale dei treni ad alta velocità, i quali, in meno di tre ore, collegano Milano a Roma e viceversa, e trascuriamo altre tratte, per esempio Milano-Napoli.
Si obietterà che dai voli internazionali si ricavano molti denari, dato che in questo campo le ferrovie sono pressoché assenti. Giusto. Tuttavia serve ricordare che al tempo in cui la Tav era un sogno, gli aeromobili impiegati nella spola tra il capoluogo lombardo e la capitale erano sempre pieni e costituivano una fonte di incassi cospicui per Alitalia, probabilmente la massima parte degli introiti aziendali, comunque non bastevoli alla quadratura dei bilanci. Tutti i soldi che ora foraggiano Trenitalia lasciando a secco e senza futuro la compagnia di bandiera.
È vero.
Le Poste utilizzano anche gli aerei per adempiere al loro servizio, pertanto da qui in avanti, essendo socie di Alitalia, trarranno qualche vantaggio economico. Ma se si tiene conto che due carrette non fanno una macchina, e che due miserie non fanno una ricchezza, c'è da chiedersi in che cosa consista l'affare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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