La sociologa: "Ragazzi sempre meno choosy"

La professoressa Pasqualini: "La crisi ha colpito di più i laureati C’è voglia d’impresa"

Cristina Pasqualini, docente di metodologia delle Scienze sociali all'Università cattolica di Milano, i giovani sono ancora schizzinosi sulla scelta del lavoro o la crisi ha cambiato le cose?
«No, non lo sono: in passato i lavori manuali sono stati considerati di serie B. Ora è diverso. C'è un ritorno alla manualità ma di qualità».

Si preparano diversamente?
«Oggi il giovane pretende competenza e qualificazione in ogni settore e dunque il livello di formazione è importantissimo. Prima si faceva le ossa andando a bottega. Oggi, con la crisi economica, molti piccole imprese artigiane hanno chiuso e i ragazzi non hanno più la possibilità di fare pratica per farsi venire un' idea auto-imprenditoriale».

Ma il posto fisso resta ancora un ideale per i giovani?
«Una nuova ricerca dell' istituto Toniolo rileva che il posto fisso conta ma gli under 30 hanno tanta voglia di mettersi in proprio».

E molti ce la fanno?
«La crisi ha falciato anche le imprese giovanili ma quelle gestite dagli under 35 rappresentano il 10,6% del totale delle aziende attive e questo dimostra la loro voglia di protagonismo e imprenditorialità».

Ci sta dicendo che è meglio non laurearsi?
«In Italia la crisi ha colpito soprattutto i laureati: il tasso di disoccupazione è del 20,9% rispetto a un 6% dell'area Ue. Si salvano solo le lauree tecnico- scientifiche: medicina, informatica e ingegneria. Lettere, psicologia, filosofia sono i fanalini di coda».

C'è qualche spiraglio di ripresa?
«La situazione rimane preoccupante. Da noi il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 ei 24 anni è del 40% e la situazione tende a peggiorare senza la ricerca di nuove misure per l'occupazione giovanile. Il problema per le nuove generazioni rimane quello di trovare un lavoro rispondente al titolo di studio».

Un ragazzino che esce delle medie che deve fare?
«Io consiglierei un buon orientamento per capire bene verso dov'è portato. Poi formarsi. Conta acquisire competenze spendibili per il lavoro futuro.

Non serve fare l'idraulico o l'ingegnere, serve diventare un bravo idraulico e un bravo ingegnere. Insomma, bisogna entrare nel mondo del lavoro con "gli attributi" perché le aziende selezionano solo i bravi, creativi, con esperienza all'estero e voglia di spendersi in équipe».

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