Politica

Il Cavaliere all'opposizione sarebbe intoccabile

In una democrazia occidentale nessuno pensa di far arrestare il suo antagonista politico. Altrimenti saremmo come l'Egitto

Vorrei dire ai signori del Pdl che questo è il momento meno opportuno per litigare, offrendo agli avversari del Pd il destro per mascherare le loro beghe e spacciarle per apprezzabili manifestazioni di democrazia interna. Ma se proprio non possono fare a meno di scontrarsi, stavo per scrivere scannarsi, cerchino almeno di essere utili alla causa di Silvio Berlusconi, se non a quella del partito.
Mi scuso con i lettori se anch'io ricorro alle metafore ornitologiche, stucchevoli e abusate: i falchi, le colombe, i polli e i tacchini finora non hanno ottenuto granché. Nessuno di essi è riuscito a imporsi, e agli elettori è sfuggito il senso delle loro baruffe. Solo gli addetti ai lavori hanno capito, grosso modo, che le colombe sono più attaccate al governo, e relativi scranni, che non al Cavaliere; mentre ai falchi preme (a parole) la sopravvivenza del Cavaliere stesso e se ne infischiano di quella di Enrico Letta.
La divisione fra le due categorie di uccelli è profonda e rischia di degenerare in scissione. Scissione che a un certo punto sembrava inevitabile. Poi il pericolo è rientrato, ma non del tutto. Cosicché si paventa ancora la possibilità di un improvviso strappo, che sfocerebbe nella nascita di due partiti: uno strettamente berlusconiano e l'altro diversamente berlusconiano, capeggiato da Angelino Alfano o da un suo epigono. Ciò che, sotto il profilo politico, creerebbe gran confusione e disorientamento nell'elettorato di centrodestra, incapace di comprendere chi abbia ragione e chi torto.

Di qui il mio consiglio non richiesto ai volatili in questione: se sono talmente stolti da non riuscire ad andare d'accordo, trascurando il comune interesse, si separino subito - prima che sia troppo tardi - a vantaggio del vecchio leader, colui che li ha tolti dalla gabbia dell'anonimato spingendoli in Parlamento. Fra meno di tre settimane, infatti, il Senato voterà la decadenza di Berlusconi. Le intenzioni del Pd e del M5S sono note: fremono dal desiderio di liberarsi del collega che impedisce loro di dominare la scena. Pertanto si comporteranno di conseguenza. Silvio sarà buttato fuori. Poi dovrà fare i conti con la condanna definitiva rifilatagli dalla Cassazione. Inoltre affronterà altri processi. Un calvario.
L'ipotesi che venga triturato non è campata in aria. Qualora il destino si accanisse su di lui, sia le colombe sia i falchi sarebbero nei guai, cioè privi di una guida e soprattutto di un procacciatore di consensi ineguagliabile. Di qui l'esigenza che una parte cospicua del Pdl esca senza indugi dalla maggioranza delle larghe intese e la smetta di appoggiare l'esecutivo più insulso della storia repubblicana.

Il Cavaliere, prima che tutto precipiti, deve assolutamente diventare il capo dell'opposizione e battersi con foga contro Letta e i lettiani. Sono consapevole che la mossa sia impopolare a giudizio di molti, ma è necessaria per salvare il fondatore dell'unica forza politica antagonista della sinistra. Il ragionamento che induce a prendere sul serio questa strada è semplice: come potrebbe una democrazia occidentale, sorta sulle ceneri della dittatura fascista, arrestare - annientare, distruggere, eliminare - il capo dell'opposizione?

Quale figura farebbe l'Italia se si sbarazzasse del leader della minoranza parlamentare azionando leve giudiziarie che puzzano di tribunale speciale? Cose del genere sono degne delle peggiori satrapie, delle tirannie bananiere; possono giusto succedere in Egitto. Se invece Berlusconi (col suo Pdl) appoggia il governo che lo sbatte in galera, significa che collabora con i propri aguzzini. Meglio che crepi Sansone con tutti i filistei.

segue a pagina 5

di Vittorio Feltri

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