Rischio patrimoniale

A tutti e tre i candidati alla segreteria del Pd interessa solo colpire la proprietà. Un regalo ai sindaci rossi che hanno applicato la massima aliquota sulla casa

Rischio patrimoniale

Nel Pd c'è voglia di patrimoniale, come dimostrano le dichiarazioni dei tre candidati alla segreteria Renzi, Cuperlo e Civati nel dibattito fra loro in Tv. Cuperlo la vuole presto, Renzi dopo che la politica abbia fatto i tagli e Civati la gradisce come formula di progressività. Ed in questo desiderio di patrimoniale sta la ragione per cui nei grandi Comuni, con in testa Milano, governata da Pisapia (scelto nelle primarie del Pd), e in migliaia di altri Comuni, a gennaio i proprietari di prima casa dovranno pagare la quota del 50% dell'aliquota maggiorata. Dato che nel governo attuale c'è un po' dell'ipocrisia della sinistra Dc della decadenza, il suo portavoce (il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta) cerca di far credere che si è trattato di un incidente di percorso, cui il governo sta cercando di rimediare. Ed aggiunge che si tratta di una piccola cifra, rispetto al totale nazionale abbuonato. Ma non è vero che nei grandi Comuni a guida comunista, oltre alla Milano governata da Pisapia anche Torino, Roma, Genova, Bologna con sindaci Pd e aliquota Imu ai massimi, i titolari di prima casa dovrebbero pagare a gennaio una piccola cifra.
I valori catastali nelle città importanti sono elevati. E le aliquote su cui si calcola la quota in questione sono le massime. Inoltre non è credibile che il governo ignorasse che molti comuni avevano già applicato le aliquote maggiorate e che la somma stanziata per scongiurare l'aumento era inadeguata e che ciò avrebbe generato un obbligo residuo di Imu. Ci sono due indizi che provano che chi ha fatto il «pasticcio» sapeva ciò che stava facendo, e lo ha fatto per far piacere ai sindaci del Pd.
Primo indizio: il governo, mentre ufficialmente abrogava la seconda rata basandosi sulle aliquote non maggiorate, ha prorogato le norme sull'aumento di aliquota così da consentire ai Comuni che non avessero ancora aliquote maggiorate di applicarle. È ovvio che tale proroga incentivava i Comuni che amano l'Imu e sono avidi di soldi per le spese crescenti a prendere oltre al rimborso della seconda rata ordinaria, anche una quota di Imu aggiuntiva.
Secondo indizio: il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta del Pd, conosciuto come tecnico, ha detto alla radio che il problema potrebbe essere risolto dando, nel gennaio del 2014, ai Comuni che hanno applicato l'aliquota maggiorata il rimborso necessario per evitare l'aumento e ponendo la copertura del costo sul bilancio del 2014. In esso 0,5 miliardi - lui dice - non sono difficili da trovare. La domanda che ci si pone, dunque, è: perché il governo non ha adottato subito questa soluzione, ponendola nel decreto che riguarda l'Imu seconda rata prima casa, che del resto venerdì non era ancora in Gazzetta Ufficiale e poteva esser ancora corretto? Aggiungo una ulteriore osservazione. Il governo poteva stabilire che il rimborso ai Comuni della seconda rata di Imu prima casa sarebbe stato imputato al bilancio del 2014 per gran parte di essa e sarebbe stato pagato nel gennaio 2014, onde evitare una delle più sgangherate copertura del costo stabilite nel decreto. Cioè quella che consiste nell'aumento, per le banche, al 130% dell'acconto del 1° dicembre dell'imposta dovuta per il 2014. Le banche hanno fatto ricorso contro questo acconto di natura ed entità anomala, e potrebbero anche vincerlo. Anche Bruxelles potrebbe eccepire, creando un nuovo caso Imu. Forse, però, si voleva far credere agli italiani che abolire l'Imu prima casa necessariamente genera effetti tossici e nocivi.
Il Pd non vuole abolire né attenuare l'Imu per i proprietari di abitazione propria o secondaria o in affitto che sia. Vuole tassare la proprietà immobiliare personale con la patrimoniale diffusa, come componente essenziale del tributo sul patrimonio, mostro sacro della sua ideologia.

È sintomatico che il conduttore del dibattito televisivo su Sky abbia posto ai tre candidati alle primarie del Pd proprio la domanda sull'imposta patrimoniale e che tutti abbiano detto che la vogliono, compreso Renzi. Che la vuole, ma non subito, perché tiene il piede in due scarpe. A questo serve liberarsi di Berlusconi e di Forza Italia.

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