
La decisione era nell'aria. Perché al di là di alcuni ottimistici auspici che qualche parlamentare azzurro si è lasciato scappare in privato nelle scorse settimane pure Niccolò Ghedini e Franco Coppi sanno bene che i tempi della Corte europea di Strasburgo sono sì rapidi ma non certo immediati. Più o meno un anno da quando la domanda viene formalmente presentata. E dunque nulla di strano che a oggi il ricorso di Silvio Berlusconi contro la sentenza Mediaset sia stato solamente registrato, con la Corte che ha deciso di respingere la richiesta di una corsia prioritaria in vista delle elezioni europee di fine maggio. Nelle 33 pagine presentate dai legali del Cavaliere, infatti, si fa tra l'altro riferimento all'articolo 7 della Convenzione europea (Nulla poena sine lege, ovvero il principio di «irretroattività» secondo cui non ci può essere una pena in assenza di una legge che identifichi un reato) spiegando che la legge Severino non può essere applicata in modo retroattivo. Secondo la difesa, insomma, decadenza parlamentare e incandidabilità non sarebbero applicabili al leader di Forza Italia. Il «no» alla corsia preferenziale non ha alcun impatto sulla ricevibilità del ricorso ma è chiaro che una decisione non arriverà a breve, certamente non prima che vengano compilate le liste per le europee. Detto questo, la vera partita che Berlusconi vuole giocare in Europa è soprattutto quella alla Corte di giustizia del Lussemburgo. La testa, però resta alle questioni italiane, nonostante ieri il Cavaliere pare abbia voluto prendersi una giornata di quasi relax evitando di infilarsi di nuovo nel turbine delle riunioni politiche con big del partito. Già, perché se sul fronte riforme la strada sembra in discesa, il versante Forza Italia continua a dare qualche pensiero a causa del braccio di ferro interno tra la cosiddetta vecchia guardia e quel rinnovamento a cui punta da mesi il Cavaliere. La riunione di mercoledì sera con Raffaele Fitto è andata avanti per oltre tre ore e pare si sia chiusa piuttosto tranquillamente. Anche se l'ex governatore della Puglia ora aspetta che il leader di Forza Italia nomini quell'Ufficio di presidenza allargato che chiedono i big di piazza in Lucina e sul quale l'ex premier continua a nicchiare. L'idea di limitarsi ad un Comitato ristretto di una decina di persone da affidare a Giovanni Toti continua infatti ad allettarlo. Quel che è certo è che, comunque andrà, Fitto non è intenzionato a togliere il disturbo da Forza Italia. Lo ripete in ogni occasione pubblica e privata come fosse un mantra: ho detto quel che penso, se il presidente deciderà in altro modo continuerò a dire che è un errore ma resterò al mio posto senza andare da nessuna altra parte, tantomeno con Angelino Alfano. Un braccio di ferro, questo, di cui Berlusconi inizia a essere più che stufo, esausto. Anche perché quel che in questo momento infastidisce il Cavaliere è che il successo portato a casa sulla riforma della legge elettorale sia in qualche modo «coperto» dallo scontro interno a Forza Italia. I giornali, è stato il senso dei ragionamenti dell'ex presidente del Consiglio, celebrano la vittoria di Matteo Renzi e per quel che riguarda noi parlano solo delle nostre beghe interne.
Insomma, si è lasciato scappare durante la riunione di mercoledì, «siamo così litigiosi che sembriamo noi il Pd». «Capisco la necessità di dover scrivere di Forza Italia tutti i giorni dice non a caso Toti che assicura di non essere né l'anti-Renzi e né l'anti-Fitto - ma il dibattito sui giornali è amplificato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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