Berlusconi avverte i suoi: rischiamo la fine del Pd

Oggi a Cagliari primo comizio del 2014 accompagnato dal nuovo consigliere: senza rinnovamento andiamo a sbattere

Berlusconi avverte i suoi: rischiamo la fine del Pd

«Ci siamo ridotti peggio del Pd». Non nasconde una certa insofferenza un Cavaliere che ormai da settimane è alle prese con il braccio di ferro interno a Forza Italia. Frizioni che non capisce fino in fondo e che adesso iniziano a stancarlo, convinto com'è che la sua sia la «ricetta giusta» per rilanciare una Forza Italia che è destinata a competere con Matteo Renzi, il rottamatore per antonomasia. Insomma – è il senso dei suoi ragionamenti - «o ci svecchiamo e rinnoviamo anche noi oppure andremo a sbattere». Considerazioni che però alcuni big di piazza in Lucina non condividono, al punto di aver alzato un vero e proprio muro verso l'uomo che più rappresenta il nuovo corso berlusconiano: quel Giovanni Toti appena nominato consigliere politico del Cavaliere.
Resistenze dure, al punto da far perdere la pazienza ad un Berlusconi che come al solito cerca di mediare e conciliare. Tanto che tra domani e lunedì dovrebbe davvero arrivare il via libera a quell'Ufficio di presidenza di 36-40 membri che da settimane chiedono con forza Raffaele Fitto e tutti i cosiddetti lealisti. Resterebbe congelato, invece, il Comitato ristretto, un gruppo di nove-dieci persone che dovrebbe essere coordinato proprio dalla new entry Toti. Ma solo per non agitare troppo le acque nel partito e perché si tratta di un organismo non previsto dallo Statuto di Forza Italia e dunque sarebbe facile oggetto di critiche da parte di chi non lo vede di buon occhio. Detto questo, confida Berlusconi nei suoi colloqui privati, l'idea resta sempre quella di «promuovere» Toti in una posizione più centrale, con buona pace degli scettici che – si sfogava due giorni fa – «se ne dovranno fare una ragione oppure accomodarsi alla porta». Il Comitato ristretto, insomma, si farà presto. Non è un caso che questa mattina – quando il Cavaliere sarà a Cagliari per un comizio a sostegno della candidatura alla regione Sardegna dell'uscente Ugo Cappellacci – sarà accompagnato proprio da Toti. Un segnale importante se si considera che quello sardo potrebbe essere il primo di una lunga serie di appuntamenti in vista della campagna elettorale di Amministrative ed Europee. Berlusconi - servizi sociali o domiciliari permettendo - sarebbe infatti intenzionato a fare diverse tappe in giro per l'Italia di qui a fine maggio, quando si andrà al voto.
Di certo, c'è che cresce l'insofferenza del Cavaliere verso la protesta che arriva dalla frangia dei lealisti. Tanto che alcuni dei big si sarebbero iniziati a chiamare fuori dalla querelle per evitare di incombere nell'eventuale reprimenda del leader azzurro. Se dopo mesi Berlusconi continua a puntare su Toti – è il senso dei ragionamenti che iniziano a prendere piede – allora vuol dire non solo che è deciso ad andare avanti ma pure che forse bisogna vederlo alla prova del fuoco. Il fronte lealista, dunque, inizia a perdere qualche pezzo. Anche se Fitto resta sulle sue posizioni e ripete che, comunque finirà, mal che va ripeterà di non essere d'accordo ma di certo non lascerà Forza Italia.
E dei malumori interni qualche traccia si è iniziata a cogliere nel voto alla Camera sulle pregiudiziali di costituzionalità della riforma elettorale. Su una ventina di franchi tiratori, infatti, la metà potrebbe essere di Forza Italia, tanto per dare un segnale che il braccio di ferro interno potrebbe avere conseguenze nella delicatissima partita delle riforme.

Non è un caso che sia il capogruppo a Montecitorio Renato Brunetta sia un azzurro molto addentro alle cose come Osvaldo Napoli si siano affrettati a predicare prudenza e cautela sul timing della legge elettorale, attribuendo in toto i franchi tiratori a «quella parte del Pd che vorrebbe riaprire la trattativa tra Renzi e Berlusconi».

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