Aborto, si riapre lo scontro sulla 194

Napolitano: fra Stato e Chiesa ci sia collaborazione. Ma le frasi del Colle spiazzano i laici. Il cardinale Ruini chiede una moratoria sull'interruzione della gravidanza. Bondi: "Farò una mozione parlamentare"

Aborto, si riapre lo scontro sulla 194

Roma - C’è da giurare che l’argomento rimarrà «caldo», anzi «caldissimo» pure nel 2008. Nel suo messaggio a reti unificate, lo scorso 31 dicembre, il presidente Giorgio Napolitano ha ricordato come sia «attuale l’indirizzo costituzionale di garanzia della libertà religiosa, di reciproca indipendenza e di collaborazione tra Stato e Chiesa, che richiede un misurato e schietto confronto tra l’Italia e la Santa Sede, com’è nei voti - ne sono certo - del Pontefice Benedetto XVI, cui rinnovo un sincero augurio». Augurio prontamente ricambiato ieri all’Angelus dal Pontefice. L’accenno di Napolitano alla laicità dello Stato viene considerato insufficiente da alcuni esponenti dello schieramento di centrosinistra, che mal sopportano qualsiasi uscita pubblica della Chiesa su temi politicamente sensibili. Le misurate parole dell’inquilino del Colle mostrano dunque un approccio diverso da quello sperato dai «laici» del nostro Paese. Del resto, nel giro di pochissimi giorni, i tre più importanti cardinali italiani – il segretario di Stato, il presidente della Cei e il vicario di Roma – sono intervenuti sull’argomento. Tarcisio Bertone, «primo ministro» vaticano, in un’intervista al settimanale Famiglia cristiana ha parlato della laicità mostrando di rimpiangere certi esponenti del Pci vecchia maniera: «La posizione della Chiesa – ha detto – non è partigiana, ma corrisponde al diritto naturale. Il Partito comunista di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, non avrebbe mai approvato le derive che si profilano oggi. Grandi intellettuali comunisti e socialisti che ho conosciuto personalmente avevano una visione laica ma morale, cioè credevano in un progetto morale ed etico autentico». Un modo per dire, neanche tanto tra le righe, che un tempo non era considerato come «indebita ingerenza» il richiamo ad alcuni valori, come quello della famiglia e della sacralità della vita.

Bertone, nell’intervista, aveva criticato certi «pregiudizi stereotipati» secondo i quali «un cattolico» non potrà mai essere «un cittadino vero». E aveva aggiunto che «la Chiesa è una risorsa anche per la comunità politica italiana», bollando come antistorica «la concezione di laicità opposta a religiosità». Come esempio positivo, a pochi giorni dalla visita del presidente francese Nicolas Sarkozy in Vaticano, il segretario di Stato aveva presentato proprio l’esempio dell’inquilino dell’Eliseo, il quale non solo ha dichiarato di voler valorizzare il contributo delle fedi religiose alla vita pubblica, ma ha pure invitato la Chiesa francese a intervenire di più. «Sarà mai possibile – si era chiesto il cardinal Bertone – anche per i laici italiani, pensare in questa maniera?».

Qualche giorno prima era stato il presidente dei vescovi italiani a ribadire che la Chiesa «non è un soggetto politico» né un «potere parallelo», ma aveva rivendicato il diritto di intervenire quando sono in gioco valori giudicati fondamentali. Partecipando a una puntata di «Unomattina», il cardinale Angelo Bagnasco aveva spiegato che sui valori e sui «diritti fondamentali come la vita, la morte, la famiglia» la Chiesa «ha una sua parola specifica da dire chiara, ferma, seppur naturalmente rispettosa di tutti, a cui non può assolutamente rinunciare per non tradire né il Vangelo né l’uomo». Il terzo intervento è stato quello del cardinal Camillo Ruini, che l’ultimo giorno dell’anno ha dichiarato di aderire alla proposta per una moratoria sull’aborto chiedendo che almeno sia interamente applicata la legge 194. Proposta prontamente accolta dal coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, che ha annunciato una sua mozione parlamentare per rivedere gli indirizzi della normativa sull’interruzione della gravidanza.

L’accento sul diritto naturale quale base di partenza comune da recuperare, e l’insistenza sul ruolo anche pubblicamente rilevante del fatto religioso, non riducibile al solo ambito soggettivo e privato, sono due linee guida del pontificato di Benedetto XVI. Il Papa ha sostenuto il «Family day» spagnolo, che ha visto la partecipazione di un milione e mezzo di persone il 30 dicembre in Plaza Colón a Madrid: una manifestazione con un evidente accento anti-Zapatero a due mesi dalle elezioni politiche. Ratzinger ieri, celebrando la Giornata mondiale della pace, ha legato strettamente la difesa della pacifica convivenza con la difesa della famiglia, la quale, ha detto «è la principale “agenzia” di pace e la negazione, o anche la restrizione, dei diritti della famiglia, oscurando la verità dell’uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace». Ha anche ribadito che «chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale».


La «sana laicità» – aveva spiegato Papa Benedetto XVI nel dicembre 2006 in un discorso ai giuristi cattolici – comporta che lo Stato «non consideri la religione come un semplice sentimento individuale» ma ne riconosca la «presenza comunitaria pubblica».

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