Addio bipolarismo, siamo al carnevale

169 partiti, i cui simboli sono la fotografia del caos nel quale è precipi­tata la politica: un carnevale che fa mo­rire dal piangere

Addio bipolarismo, siamo al carnevale

E lo chiamano bipolarismo: in­fatti siamo a 169 partiti, i cui simboli- dove la fantasia ita­lica si sbizzarrisce - sono la fotografia del caos nel quale è precipi­tata la politica: un carnevale che fa mo­rire dal piangere. Liste di ogni tipo, al­cune banali, altre scherzose, altre an­cora ai limiti del surreale. E per fortu­na non tutte quelle presentate sono state accettate: ne hanno cassate 16 per manifesta assurdità e 34 saranno ritoccate. Comunque il cittadino abbia con­tezza che a questo siamo giunti: la gamma delle opportunità di scelta è talmente vasta da far perdere la sinde­resi a chi la esamini. Chi la guarda ha la sensazione di trovarsi di fronte non a una cosa seria, come dovrebbe essere l’elezione per il rinnovo del Parlamen­to, ma al gioco dell’oca.Che cosa è suc­cesso? Chi ha determinato un fenome­no tanto paradossale? Qualcuno ha detto: è l’effetto Monti. Naturalmente la faccenda è più complicata. L’Italia, uscita dalla Pri­ma Repubblica ed entrata nella Secon­da, aveva provato a semplificare, dan­dosi appunto un sistema bipolare: due schieramenti contrapposti, de­stra e sinistra, e vinca il migliore, am­messo sia tale quello che ottiene più voti. Volevamo emanciparci, diventa­re europei anche alle urne e non sol­tanto sulla carta geografica. Le nuove regole per un po’ ci sono piaciute. Poi, siccome l’ha spuntata un certo Silvio Berlusconi, neofita (o abusivo) della politica, si è comincia­to a modificare qua e là nel tentativo di imbrogliare le carte. Tentativo riusci­tissimo: oggi quel bipolarismo è un’au­tentica presa in giro. Non è un’opinio­ne, bensì una constatazione: 169 sim­boli. Se lo venissero a sapere all’este­ro, saremmo sfottuti da qui all’eterni­tà. Ce lo meriteremmo. La quantità delle liste, alcune delle quali comiche (una per esempio in­neggia all’evasione fiscale), è la certificazione dello stato confusionale in cui versa la no­stra politica, i cui addetti si in­ventano qualsiasi marchinge­gno pur di raccattare voti o «ru­barne » agli avversari. A chi cichiede di spiegare questa fiera delle vanità non siamo capaci di rispondere se non nel modo seguente: abbiamo toccato il fondo. Ma siamo consapevoli che la realtà ci riserverà altre sorprese a conferma che il poz­zo del peggio non si prosciuga mai.

D’altronde, per verificare che il bipolarismo è morto non c’era bisogno di quest’ulti­ma documentazione. Nel mo­mento stesso in cui Mario Monti, per ragioni misteriose, si è trasformato da tecnico in giocatore si è capito che un’epoca era chiusa.E che,an­ziché avanti, si andava indie­tro.
Si dà il caso che i centristi im­provvisati del Professore, a spoglio avvenuto, saranno il cosiddetto ago della bilancia:
la sinistra, se vorrà governare, e quindi avere una maggioran­za che glielo consenta, sarà co­stretta a scendere a patti con lo­ro.

Come in ogni negoziato var­rà il seguente principio: do ut des , io do una cosa a te e tu ne dai due a me. Vedremo come andrà a finire. Sicuramente male. Con pasticci del genere, dura minga, non può durare. Per fortuna.

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