Ai pm non piace la farsa dello sceicco della Roma

RomaRicordate il film Totòtruffa, dove uno dei personaggi più riusciti del principe De Curtis tenta di vendere la Fontana di Trevi a un italo-americano di nome Deciocavallo? Impossibile non rievocarlo di fronte alla vicenda dello «sceicco» di Perugia Al Qaddumi, che ha provato a diventare socio della Roma a stelle e strisce.
Se poi la citazione filmica arriva niente meno che dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, c'è poco da scherzare. Anche perchè della farsa andata in scena tra il club di Trigoria e Al Qaddumi si occuperanno i pm: dopo lo scontato naufragio dell'affare con James Pallotta, l'imprenditore palestinese è ufficialmente indagato per il reato di aggiotaggio. Parola che rievoca il caso dell'agente Fifa Fioranelli, arrestato in Austria nel gennaio 2011 dopo il suo tentativo di scalata alla Roma. «Un atto dovuto», spiegano gli inquirenti, che hanno seguito con attenzione la vicenda in attesa di un rapporto della Guardia di finanza e delle conclusioni della stessa Consob, che aveva drizzato le antenne sui movimenti intorno al ridottissimo «flottante» del titolo Roma.
Il giorno dopo la tragicomica bufala Qaddumi - colpito da un malore nella sua casa in Umbria - è già il momento delle domande. Perché James Pallotta, che ha liquidato la bufala con un «Peccato, ma andiamo avanti», si è seduto a parlare - in una trattativa che andava avanti almeno dal dicembre 2011, dicono i bene informati - con un soggetto apparso fin da subito insolvibile, arrivando a firmare con lui un preliminare? E soprattutto perché, dopo neanche due anni di gestione, il progetto americano ha già bisogno di «ossigeno» (parola del dg Baldini) al punto da non guardare in faccia al nuovo «potenziale partner»? Domande a cui Pallotta potrebbe rispondere nelle prossime settimane, se come sembra dovesse tornare a Roma per il derby. E dovrà farlo nei confronti di Unicredit, tenuta all'oscuro a lungo dei discorsi con Qaddumi, e scettica in modo anche diretto una volta venuta a conoscenza dell'interlocutore scelto da As Roma spv llc, la società capeggiata dal numero uno giallorosso. Di fatto è proprio la matrice statunitense (i manager del Raptor Group) ad essersi esposta maggiormente, siglando la figuraccia planetaria della Roma.
Questa sorta di «sistema Qaddumi» – presentazione del soggetto come di un principe arabo con un'eredita appena sbloccata a disposizione, firma di un preliminare, ritirata strategica – ricorda altri bluff nel nostro calcio: dal fantomatico principe saudita che nel 2001 tentò la scalata alla Samp del defunto Riccardo Garrone, al doppio tentativo dell'ex presidente del Real Lorenzo Sanz che provò a comprare nel 2005 il Parma e nel 2008 il Bari, al Tacopina - oggi vice presidente del club giallorosso! - che provò a prendere la Roma e poi il Bologna, a cui si interessò anche il petroliere con passato da cameriere Taçi.

E come non ricordare anche gli Yankees Tim Barton che nel 2009 tentò di rilevare il club pugliese o l'italo-americano Cala che «ingannò» proprietari e tifosi della Salernitana? Insomma, una volta eravamo noi a vendere la Fontana di Trevi agli americani...

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