Roma - Gianni Alemanno riunisce tremila persone agli ex studios De Paolis sulla Tiburtina, luogo storico del cinema italiano. E rilancia la sua candidatura a sindaco di Roma per il 2013 lanciando «Rete Attiva per Roma».
Sindaco Alemanno, cos’è Rete Attiva? Anche lei prepara la sua lista civica?
«Rete Attiva è innanzitutto un tentativo di mettere in rete associazioni abituate a marciare ciascuna per conto proprio ma anche comitati di quartiere e semplici famiglie che vogliono spendersi nel volontariato e nel sociale».
Ma queste associazioni avranno una proiezione politica?
«Dipende da loro, se vorranno creare una o più liste civiche saranno le benvenute. L’importante è creare canali di partecipazione e integrarli con il Pdl. Un’idea che in vista del Ppe a livello nazionale può rappresentare un utile laboratorio».
È la riproposizione su larga scala del sindaco con la pala su cui si è tanto ironizzato?
«È necessario rimboccarci le maniche. Non mi importa delle ironie dei radical chic, quel gesto conteneva un messaggio chiaro. Oggi con la crisi le istituzioni non ce la fanno da sole. Questo non significa rifiutare responsabilità, significa promuovere partecipazione».
Qual è il suo bilancio da sindaco?
«Ogni bilancio va fatto senza dimenticare le condizioni di partenza. Ho ereditato un Comune sull’orlo del dissesto con un debito di 12 miliardi e 450 milioni. Ora siamo scesi a 9. In questo senso sono fiero del fatto che ad aprile partano, dopo 73 anni, i lavori di restauro del Colosseo. Lavori che non costeranno un euro ai cittadini».
Lei è fresco di polemiche per l’emergenza neve. C’è qualcosa che non rifarebbe?
«Probabilmente ho esagerato nel polemizzare ma l’esigenza di una riforma della Protezione Civile, al di là delle polemiche, esiste. Ci sono stati paesi in provincia di Roma senza luce per giorni. Per quanto mi riguarda la gente vera ha avuto la percezione di un mio impegno reale e in prima persona».
Roma vive una emergenza criminalità?
«Nei primi due anni c’è stata una diminuzione forte dei reati. Poi la crisi si è fatta sentire insieme a una guerra tra bande per il controllo dello spaccio di droga. In ogni caso ai comuni vengono assegnate responsabilità che non hanno. I sindaci hanno un compito di denuncia, monitoraggio e collaborazione con le forze dello Stato. Da questo punto di vista si è fatto il massimo sforzo possibile».
Il centrodestra sceglierà il suo candidato con le primarie?
«Assolutamente sì. Io credo che il Pdl sia entrato nel tunnel sbagliando le candidature di alcune città lo scorso anno. Le primarie sono fondamentali per riaggregare la nostra realtà».
Perché a Roma non si è ancora celebrato il congresso del Pdl?
«Vogliamo che sia fatto bene, qui ci sono 120mila tesserati. Ne ho parlato con Alfano. Credo che potrà essere il grande atto conclusivo della stagione congressuale».
Come ha vissuto il «no» di Monti alle Olimpiadi?
«Non l’ho condiviso ma ha dovuto esprimersi nel momento massimo della crisi. Forse se avesse potuto decidere tre mesi prima non avrebbe detto di no».
Lei ha una storia legata alla militanza e all’identità. Come vive il governo dei tecnici?
«Non vedo incompatibilità tra identità e appoggio a Monti L’importante è non limitarsi al ruolo dei notabili. È bastato che Alfano alzasse la voce su due-tre punti per far recuperare consensi al Pdl».
Sulla riforma del mercato del lavoro è giusto l’atteggiamento del Pdl?
«Bene ha fatto Alfano a dire che non è giusto procedere con due pesi e due misure, ovvero con il decreto quando si toccano le libere professioni e il disegno di legge quando si tenta di riformare il mercato del lavoro».
Ma lei crede a un Monti-bis?
«Innanzitutto è necessario riformare il sistema elettorale adottando il modello tedesco. Se non ci sarà un vincitore definito non si può escludere una soluzione non tecnica ma tecnico-politica».
Cosa chiede da sindaco a Monti?
«Tagliare la burocrazia, adottare il quoziente familiare, rivedere il patto di stabilità dei Comuni. Non credo ci sia il tempo per una riforma costituzionale, piuttosto di questo si occupi una assemblea costituente nella prossima legislatura».
Sindaco Alemanno, come si fa a rivincere a Roma?
«Attraverso il contatto con i cittadini, senza filtri e senza ascoltare i salotti. Con la stessa partecipazione che nel 2008 ci fece ribaltare ogni pronostico».
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