Non è un bluff, né «roba da conferenza stampa». Il Pdl continua a rilanciare con forza il presidenzialismo e a tessere la tela di una proposta di riforma sulla quale vuole a tutti i costi ottenere un voto e un’espressione del Parlamento.
«Avanti tutta sul presidenzialismo. Bisogna andare fino in fondo. Chi ci sta, ci sta». È questa la linea tracciata in un vertice pomeridiano andato in scena alla presenza di Angelino Alfano, nello studio di Fabrizio Cicchitto ieri a Montecitorio. L’intenzione è fare un investimento vero sulla grande riforma costituzionale per riportare la barra dalla parte della democrazia diretta e del cittadino. «La legge elettorale a doppio turno proposta dal Pd» spiega Alfano «da sola non è in grado di garantire un esecutivo stabile e una maggioranza scongiurando il rischio della frammentazione. Solo l’abbinamento all’elezione diretta del presidente della Repubblica garantisce un esito certamente bipolare e insieme la certezza di non produrre, in nessun caso, il blocco delle istituzioni».
Un voto, dunque, per fotografare le intenzioni dei partiti e far uscire allo scoperto la reale volontà di mettere mano al Porcellum. E se il Pd dovesse dire no, allora massimo sforzo per ottenerne una «approvazione simbolica» con la maggioranza uscita dalle urne. Insieme con la Lega, quindi, e se possibile con l’Udc. Se poi il Parlamento dovesse respingere la proposta, allora la subordinata per recuperare il massimo rapporto con l’elettorato potrebbe essere il sistema attuale con collegi più piccoli o magari la reintroduzione delle preferenze. I segnali, più o meno tattici, lanciati al Pd, continuano. «È importante che una maggioranza parlamentare, pur così distinta e distante, confermi una visione comune e fondante della Repubblica: promuovendo la riforma bipartisan delle nostre istituzioni di governo» sottolinea Mariastella Gelmini. «Ci aspettiamo dal Pd un segnale incoraggiante per inaugurare il percorso verso un confronto leale nel 2013».
Per il momento la partita a scacchi assomiglia molto a un arrocco. Il Pd ribadisce che «non ci sono tabù» ma resta nel vago. Il Pdl promette battaglia. «Quando arriveranno gli emendamenti sul semipresidenzialismo in aula a Palazzo Madama scoppierà il caos?» chiedono i cronisti a Gaetano Quagliariello. La risposta è scherzosa: «E al mio segnale, si scatenerà l’inferno». Poi serio: «Approveremo le riforme». In armonia? «In armonia non lo so, ma le approveremo».
Presidenzialismo a parte, al Senato sono in corso le votazioni con l’accordo «ABC» che, per ora, regge sul testo Vizzini che prevede la diminuzione dei parlamentari. Ieri è stato abbreviato l’iter di approvazione delle leggi, rendendolo possibile con una sola lettura parlamentare.
E il Pdl prepara per venerdì mattina una riunione aperta, nell’aula gruppi di Montecitorio, di tutti i parlamentari. Un confronto duro sul modello di quello del movimento giovanile, alla presenza di Alfano, Cicchitto, Gasparri, Mario Mauro e probabilmente anche Silvio Berlusconi. Sarà l’occasione per fare il punto in vista delle prossime scadenze parlamentari, soprattutto sui temi economici e della giustizia. Ma anche per affrontare la grande questione del futuro del Pdl. In molti prevedono che la riunione finirà per trasformarsi in una sorta di «sfogatoio». Un approdo messo in conto dai promotori che vogliono serrare le fila e promuovere l’ascolto.
In tanti attendono segnali concreti del cambio di rotta. Senza contare che le manifestazioni dei giovani hanno contribuito ad accendere insofferenze e timori. Tutti sentimenti che Berlusconi e Alfano cercheranno di «governare» e incanalare verso obiettivi comuni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.