Quando Angelino Alfano, ieri, lha ufficializzata, i dietrologi si sono subito scatenati sulla «sospensione immediata» dei 14 dirigenti del Pdl che a Verona hanno scelto di appoggiare Flavio Tosi nonostante il partito corra con Luigi Castelletti con Fli-Udc. È solo unoperazione di facciata, hanno suggerito, perché in realtà la lista «Forza Verona» con cui i dissidenti hanno deciso di sostenere il leghista sindaco uscente, ha il benestare nientemeno che di Silvio Berlusconi, che vede nel modello lanciato su quel ramo del lago di Como con «Forza Lecco» un modo intelligente per motivare delusi e indecisi.
E invece, con buona pace delle suggestioni, tocca prendere atto che le cose sono esattamente come si vedono, e cioè come le ha descritte ieri il coordinatore veneto Alberto Giorgetti: «Alfano ha fatto un atto di giustizia rispetto a chi è stato leale nei confronti del Pdl: chi sta con Tosi non può stare con noi». Parla anche di «storia annunciata da tempo», Giorgetti, e il tempo cui fa riferimento è quello dellestate scorsa, fine luglio inizio agosto. Allora era stato suo fratello Massimo, coordinatore del Pdl veronese, a mettere la buccia di banana sotto i piedi di quei 14, tre assessori gli altri consiglieri comunali, fedeli al sindaco anche a scapito del partito di appartenenza. Erano i tempi in cui al governo cera il Cavaliere, che Tosi attaccava un giorno sì e laltro pure. La goccia in cima al vaso era stata luscita del 22 luglio, quando il sindaco maroniano consigliò allallora premier un passo indietro, perché «se in passato non ne sbagliava una, ultimamente è lesatto contrario». I fratelli Giorgetti fecero un documento di sostegno a Berlusconi, smascherando i «ribelli». Non solo nessuno di loro si presentò alla riunione indetta apposta il 30 luglio, ma le loro firme spuntarono in calce a un contro-documento in difesa di Tosi che Alberto Giorgetti stigmatizzò come «atto di ruffianeria da parte di soldati di ventura».
E allora, per capire il senso della tragicommedia scaligera bisogna leggere fra le righe di quel che dichiara il più in vista dei sospesi, il vicesindaco Vito Giacino: «Abbiamo scelto una persona con la quale in cinque anni abbiamo amministrato bene la città e siamo disposti a mettere in discussione anche la nostra piccola carriera politica». Insomma trattasi di «motivi di potere personale», per dirla con i lealisti del Pdl. Là dove i 14 avrebbero scelto di mantenere il proprio posto in una eventuale nuova giunta, e vai a sapere quali altre poltrone in futuro. Con laggravante di aver usato la dicitura «Forza Verona» per confondere le acque, richiamando la lista «Forza Lecco».
Scelta che però potrebbe rivelarsi un boomerang, visto che i tecnici stanno già studiando se sia possibile utilizzare un simbolo che richiama uno dei partiti fondatori del Pdl, Forza Italia, per sostenere il candidato avverso.
La «svolta di chiarezza», così in molti nel Pdl hanno definito ieri la decisione di Alfano, a Verona è servita anche a chiarire i giochi nel centrodestra. Di qua il progetto palesato ieri da Roberto Maroni: «La Lega, con gli uomini giusti e i consensi anche di chi ha votato altri partiti, può diventare il primo partito delle regioni del Nord, Verona può essere il punto di svolta». Di là il modello Ppe cui, proprio a partire da Verona, stanno lavorando Pdl, Udc, Fli e quel Grande Nord gemellato con il Grande Sud di Gianfranco Miccichè che, lo ha chiarito ieri Giancarlo Galan, sosterrà Castelletti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.