Alfano a caccia di un simbolo. E con Bondi è lite sulle offese

Depositati sei possibili nomi per il nuovo movimento. Ancora polemiche per la frase del vicepremier sul "partito della rabbia", il senatore Fi lo accusa di disonestà

Alfano a caccia di un simbolo. E con Bondi è lite sulle offese

Roma - Una breve tregua nel giorno della scissione. Il tentativo di rinfoderare le spade e tenere bassi i toni. Poi la nuova deflagrazione all'indomani della partecipazione di Angelino Alfano a Porta a Porta con il suo attacco ai falchi e al «partito della rabbia». Una frase vissuta da molti come un'offesa gratuita e ingenerosa, una scintilla capace di appiccare un nuovo fuoco polemico. «Non avrei mai immaginato che, dopo aver formato per vent'anni una comunità politica intessuta di rapporti di amicizia, Alfano potesse parlare di Forza Italia e di tante persone che hanno condiviso una parte della propria vita insieme al presidente Berlusconi, come di un partito della rabbia e dell'estremismo», attacca Sandro Bondi. «Lo inviterei a non utilizzare più un simile armamentario che è indice di una profonda disonestà politica e intellettuale». Duro anche Saverio Romano. «Forza Italia come un esercito di arrabbiati. È davvero surreale. Sino a ieri l'altro ne era il segretario». «Dispiaciuta» si dice Elisabetta Casellati. «Le parole di Alfano sono un vestito che non mi sta bene addosso. Noi in un momento difficile abbiamo scelto di stare vicino a Berlusconi, altri hanno preso un'altra direzione». Fabrizio Cicchitto risponde puntando il dito contro il «nucleo estremista che si è impadronito della nuova Forza Italia». E aggiunge: «Ci vorrebbe la psicanalisi per spiegare gli attacchi ad Alfano».

Affettuosa la replica di Renato Brunetta. «All'amico Cicchitto, mio compare di nozze, consiglio vivamente di non esagerare con l'amore sfrenato verso questo governo. Non merita la sua intelligenza». Nel frattempo venti di scissione iniziano a soffiare anche sul gruppo parlamentare di Strasburgo dove lo scenario più probabile è la frantumazione in tre gruppi dei 34 parlamentari della delegazione italiana del Ppe, in cui già convivevano i 25 pidiellini e i 9 Popolari per l'Europa. Gli alfaniani sono 7 e sono quelli che detengono gli incarichi più importanti. Di certo tra sei mesi si apriranno le urne europee. E qui avverrà il primo test per gli alfaniani. L'ultima rilevazione sul loro potenziale elettorale è arrivato ieri, con Euromedia Research che accredita Ncd del 3,6% a fronte del 20,1% di Forza Italia mentre il Pd si attesta al 26,5 e M5S sale al 24,2. «È un partito appena nato. Si muove tra il 2 e il 5. La scommessa è il suo radicamento sul territorio» spiega la sondaggista all'Huffington Post.

Nella dialettica si inserisce anche la disfida sui numeri dei presenti al Consiglio nazionale. Maurizio Gasparri si concentra sulla Calabria. «Sono stati detti e scritti numeri sballati. La maggioranza dei membri calabresi ha votato il documento approvato dal nostro ufficio di presidenza. Li ho incontrati personalmente: erano 27 contro 23». Dal fronte del Nuovo centrodestra inizia, invece, a emergere qualche certezza sulla convention che dovrà battezzare il partito. La kermesse si terrà a Roma il 7 dicembre e in quell'occasione verrà presentato il nuovo simbolo. Questa settimana sono previste riunioni organizzative per definire l'organigramma (Renato Schifani dovrebbe essere nominato presidente). Bisognerà anche verificare quale nome assumerà il partito. Sarebbero stati depositati - molti giorni prima della rottura - sei marchi. Nel dettaglio «Centrodestra» è stato depositato il 31 ottobre insieme a «Il Nuovo centrodestra».

Il 5 novembre «Unione per la libertà» e «Unione della libertà». Il 12 è stata la volta di «Confederazione della libertà» e «Federazione della libertà». Per la sede si parla di un edificio vicino Palazzo Madama ma la ricerca è ancora aperta.

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