Roma - Anche se nel (noioso) teledibattito i principali contendenti alla segreteria del Pd, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, hanno confermato obtorto collo la fiducia a Enrico Letta, è chiaro che un minuto dopo il loro insediamento al Nazareno a Palazzo Chigi si comincerebbe a ballare. Ad Angelino Alfano, che sull'esecutivo ha puntato i suoi destini politici, non resta che scongiurare la sciagura. E dopo aver interpretato il ruolo di vigile urbano nel vecchio Pdl per sbloccare gli ingorghi tra «falchi» e «colombe», ora gli tocca anche l'ingrato compito di fare il servizio d'ordine per il movimentato Pd allo scopo di evitare che al sindaco di Firenze possa balenare ancora l'idea di correre alle urne.
La prima esibizione da «katanga» è stata un'intervista ieri al Messaggero la cui prima parte è stata spesa proprio ad avvisare Renzi. «Mi auguro che renderà l'esecutivo più forte e la linea del Pd nitida. Il futuro segretario sarà eletto nel giorno dell'Immacolata e speriamo che la Madonna lo illumini», ha detto confidando nella dichiarata religiosità del sindaco di Firenze. In realtà si tratta di un più prosaico scongiuro perché - come ha ricordato lo stesso numero uno di Ncd - «i leader del maggior partito della sinistra fecero cadere gli esecutivi da loro guidati. Accadde ai danni di Prodi nel 1998 e di nuovo ai danni di Prodi nel 2007: D'Alema e Veltroni non si esercitarono per tenere in vita quei governi», ha aggiunto.
Insomma, la principale preoccupazione di Alfano è quella di rinsaldare - quasi militarmente si potrebbe dire - anche la sponda sinistra della maggioranza. Anche per questo motivo il ministro dell'Interno ha rilanciato il «suo» programma di governo. «Faremo un contratto che vogliamo chiamare Italia 2014: in 12 mesi possiamo realizzare il cambio della legge elettorale, l'eliminazione del bicameralismo perfetto, diminuire le tasse sul lavoro e premiare il salario di produttività». A parte l'ultimo punto, si tratta di un bel richiamo al renzismo militante: che tradotto suona così: «Non abbatteteci, in un anno possiamo fare anche le cose che chiedete».
Non è un caso, perciò che ieri pomeriggio in un convegno a Milano il leader politico si sia affrettato a ricordare che «l'ambizione che non abbiamo è fare un movimento politico di centrodestra che piace alla sinistra: non vogliamo piacere alla sinistra, altrimenti avremmo sbagliato». Le possibilità di confondersi, visti gli infelici precedenti di Casini, Fini e Monti, non sono poche. D'altronde, Ncd un motivo per esistere nel centrodestra ce l'ha. Se Letta cadesse, potrebbe insediarsi «un governo di sinistra-sinistra» che aprirebbe le frontiere a tutti oltre ad attaccare «i patrimoni e la casa».
Ora che si è passati «da un governo di intese larghe a intese chiare» (anche ad Alfano piacciono i calembour renziani) si potranno fare tante cose, anche la riforma della giustizia perché il Partito democratico «non ha più alibi», cioè ha già eliminato il suo nemico Silvio Berlusconi. Ecco, «il matrimonio non d'amore, ma di interesse con il Pd» è proprio questo.
Peccato che talvolta accada ad Alfano di inciampare in qualche dichiarazione incauta. Ieri ha sostenuto di essere «contento per quanto siamo riusciti a ottenere sull'Imu per il 2013». Forse si sarà dimenticato dei circa dieci milioni di italiani che l'imposta sulla prima casa dovranno pagarla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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