Alfano ferma i piani Udc per il Monti-bis: «Prima si candidi e vinca»

Alfano ferma i piani Udc per il Monti-bis: «Prima si candidi e vinca»

Roma«Per noi dopo Monti c'è Monti. Il cammino non va interrotto, la strada è ancora lunga. Coraggio, incamminiamoci!». Pier Ferdinando Casini, a Chianciano, indossa per l'ennesima volta l'abito dello sponsor, del garante e del responsabile elettorale del candidato che non c'è: Mario Monti. Una scommessa - quella dell'identificazione nel candidato simbolo delle grandi intese - fondamentale per conservare centralità politica, assecondare le proprie ambizioni e attirare personaggi in libera uscita dall'esecutivo. «Per noi evocare Monti significa dire qualcosa che va ben oltre il nome del presidente del Consiglio che eserciterà, nelle forme e nei modi che la storia gli assegnerà, il suo servizio verso la Repubblica».
Il feroce desiderio di un Monti bis viene però rispedito al mittente da Angelino Alfano. Il segretario del Pdl prova, piuttosto, a reintrodurre nel dibattito il ricordo di una antica prassi: quella che prevede per un aspirante premier la candidatura e il giudizio degli elettori. «Se qualcuno vuole ancora Monti alla guida del governo dovrà trovarlo sulla scheda perché il sale della democrazia sta nel fatto che governa chi vince le elezioni». «O si sospendono le prossime elezioni o dalle prossime elezioni non si potrà prescindere. Ciò non toglie l'importantissima funzione che Monti ha svolto e sta svolgendo per il Paese: noi non abbiamo condiviso tutto quello che ha fatto, ma riconosciamo di non aver sbagliato nel sostenerlo». Alfano svela poi che il nome di Berlusconi sarà sulla prossima scheda elettorale. «Credo di sì. Berlusconi è «il fondatore del partito e ha diritto di riproporre la sua candidatura. È il detentore del titolo: ha vinto nel 2008 e ha diritto di chiedere agli italiani un giudizio sul suo operato». Il tutto corredato da una battuta sulle mosse del partito centrista: «Crediamo che il problema non sia quello di aggiungere all'album dell'Udc nuove figure», ma che sia quello di dare «credibilità» a un progetto politico. Dalle parti del Pdl repliche a Monti sono firmate anche da Osvaldo Napoli che sottoscrive «le parole del premier Monti sulla capacità degli italiani di eleggere un leader. Ha detto proprio così il senatore Monti: eleggere un leader. Ora il presidente Casini, divulgatore e apostolo del verbo montiano, torni in Parlamento e faccia tesoro delle indicazioni di Monti e voti una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere il loro capo di governo». L'europarlamentare Lara Comi sottolinea, invece, come Casini, nonostante la scelta del nome Italia e i suoi «goffi tentativi di scippare idee a Berlusconi» non potrà mai sostituirlo nell'immaginario degli italiani.
Il desiderio casiniano di un reincarico al Professore, insomma, provoca qualche fibrillazione nelle segreterie politiche. E se anche il Pd dà un colpo di freno ad esempio con Enrico Letta e Francesco Boccia, Antonio Di Pietro offre la sua fotografia della situazione: «Lui (Monti, ndr), il nominato, giura e spergiura di non essere candidato, ma si fa così quando ci si vuole far pregare» spiega il leader Idv. «Nelle repubbliche democratiche sono i cittadini a decidere con libere elezioni da chi essere governati. In Italia si devono ancora tenere le elezioni, nemmeno si sa con quale legge elettorale, ma quei poteri che della democrazia se ne sono sempre fregati, primi fra tutti la finanza internazionale, i banchieri e le grandi aziende, hanno già deciso chi governerà: Mario Monti.

Oltretutto se si candidasse apertamente darebbe agli elettori la possibilità di dire quello che ne pensano ed è proprio quello che i suoi sponsor vogliono evitare. Piazzare a Palazzo Chigi il sobrio professore senza passare per la legittimazione popolare è un vizietto che non si sanno togliere né loro né i maneggioni della Casta che vogliono mantenere intatti potere e privilegi».

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