Alfano: Pdl "low cost" "No ai finanziamenti"

La mossa del segretario Pdl e di Berlusconi: "Primo partito ad azionariato popolare e senza denaro pubblico". Il progetto al via subito dopo le amministrative di maggio

Alfano: Pdl "low cost" "No ai finanziamenti"

Due annunci in due giorni. Ed è sem­pre Angelino Alfano a giocare in attacco. Co­sì, dopo aver detto venerdì che lui e Silvio Berlusconi hanno in serbo «la più grossa no­vità della politica italiana » che ne cambierà il corso, ieri il segretario del Pdl ha rilancia­to spiegando che il nuovo soggetto politico che vedrà la luce dopo le amministrative «sarà tutto finanziato dagli iscritti, dai con­tribuenti privati, dai cittadini». Insomma, «sarà ad azionariato popolare» e «rifiuterà il finanziamento pubblico».

Dopo aver cercato di rintuzzare il Partito della nazione di Pier Ferdinando Casini ed esserci - almeno dal punto di vista mediati­co - decisamente riuscito, Alfano prova dunque a puntare su quello che è uno dei te­mi caldi del momento. E superando anche il dibattito in corso sulla nuova legge che do­vrebbe rivedere il finanziamento pubblico ai partiti tira fuori il Pdl (o come si chiamerà il nuovo soggetto) dalla querelle in corso.

Il partito destinato a nascere dopo le am­mi­nistrative dalle ceneri del Popolo della li­bertà «rifiuterà» i soldi pubblici. Una mossa che spiazza soprattutto il Pd, uno dei partiti che più ha bisogno di quel denaro viste le sue strutture piuttosto «pesanti» e quindi onerose da mantenere.Ma che forse ha an­c­he l’obiettivo di limitare i danni in vista del­le amministrative del 7 maggio: sul fronte antipolitica (e quindi astensionismo), visto che Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle cavalcano da tempo questo tema, ma pro­babilmente anche sul versante Lega, nel tentativo di fare magari l’occhiolino a que­gli e­lettori del Carroccio delusi dagli sperpe­ri di cui il vertice leghista è accusato. D’altra parte,è anche inquest’ottica elettorale che Alfano sta battendo ormai da giorni sulla questione tasse.

Il problema esiste e forse, prima che i tec­nici di via dell’Umiltà si mettessero a fare i conti dell’Imu,era stato inizialmente sotto­valutato. Di certo, invece, da settimane, il Pdl- e lo stesso Cavaliere- ha preso coscien­za che il punto è centrale, soprattutto per l’elettorato di centrodestra.Ecco perché ie­ri Alfano ha detto, chiaro e tondo, che la co­siddetta Imu bis «è un’imposta che è facoltà dei sindaci applicare» e «noi faremo un invi­t­o formale ai nostri candidati sindaci e ai sin­daci del Pdl a non applicarla» perché «rite­niamo sia una ulteriore vessazione sulla ca­sa ».

Tornando al no al finanziamento pubbli­co, invece, il segretario del Pdl spiega che si farà in modo tale che il denaro dei privati, di «coloro i quali vorranno dare un aiuto», ab­bia «un tetto massimo», affinché «nessuno possa dirsi azionista di riferimento del no­stropartito». Un modo per rispondere pre­ventivamente all’obiezione piuttosto scon­tata di chi è pronto a puntare il dito contro «il partito del miliardario». Così, anche Da­niela Santanchè sottolinea come «le quote debbano essere basse» e «con un limite» in modo che «nessuno versando di più possa sentirti in qualche modo proprietario del movimento». «Sarà il primo partito a costo zero per i cittadini»,dice l’ex ministro Mara Carfagna.

Sul fronte interno, però, c’è da dire che ­al netto delle dichiarazioni entusiastiche per la rivoluzione annunciata da Alfano- so­no in molti a chiedersi che fine farà il Pdl. L’idea di una campagna elettorale «alla Obama» e focalizzata su internet e sui so­cial network, raggiungendo anche stru­menti come gli ipad e gli smartphone, non è infatti una novità se si pensa che la prossi­ma settimana nella sala Colletti del gruppo Pdl alla Camera si terrà la sesta lezione ai de­putati sull’uso della rete.

Sul progetto, insomma, Antonio Palmie­ri lavora da tempo e non è un mistero per nessuno. Quel che davvero cercano tutti di capire, invece, è quale sarà l’apporto della società civile al nuovo soggetto politico e co­me e a chi si allargherà.

Secondo Giuseppe Pisanu, per esempio, «la nuova formazio­ne » comprenderà «diversi rami» e Casini «può essere uno degli esponenti di questo partito che dovrà avere una leadership col­lettiva ». Ma chissà se nel Pdl la pensano tut­ti come lui. 

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