RomaÈ una giornata ad altissima tensione dentro il Pdl, tutta giocata tra spettri, paure, dubbi, tentazioni, incertezze, piccoli e grandi bluff, accelerazioni e improvvise frenate. Nello stato maggiore di Via dell'Umiltà tutti sanno che è arrivato il tempo delle scelte. Ma la decisione di Silvio Berlusconi di battezzare una nuova lista non può che innescare un inevitabile cortocircuito ed essere vissuta alla stregua di un tuffo notturno in acque sconosciute.
Tutti, dal segretario fino ai parlamentari semplici, si chiedono se sia davvero possibile navigare in mare aperto, senza contare sulle solide spalle del fondatore. Angelino Alfano, ascoltato l'intervento mattutino di Silvio Berlusconi, intravede uno spiraglio, la possibilità di una mediazione e di un rinvio dello strappo da parte dell'ex premier. Inizialmente si ragiona su una ipotesi di «spacchettamento controllato», ovvero su una divisione pacifica e ragionata. Nel corso della giornata, però, il quadro si modifica, sia pure senza assumere contorni chiari e definiti. Berlusconi ad Alfano ribadisce che «per lui le porte sono sempre aperte». Il segretario risponde che «non può venire meno alla parola data sulle primarie» - tanto più con i ragazzi della Meloni che organizzano sit-in sotto Via dell'Umiltà per scongiurarne la cancellazione - ma che dividersi sarebbe distruttivo.
Nel pomeriggio qualcuno cerca di convincere Alfano a inasprire la linea. In effetti il segnale trasmesso al territorio, a tutti i coordinatori regionali, è: nessuna frenata, l'organizzazione delle primarie deve continuare. Una scelta che, nelle intenzioni di una parte dello stato maggiore, presuppone una scelta di campo precisa qualora Berlusconi davvero dovesse procedere allo strappo. «Le primarie sono per la premiership» spiega un esponente ex An. «Quindi chi le vincerà sarà il candidato premier del Pdl. Non possiamo allearci preventivamente con la lista Forza italiani, altrimenti farle non avrebbe senso». In sostanza la prefigurazione di un vero divorzio.
Naturalmente in una fase così confusa, tutto deve essere letto attraverso la lente della strategia e di una partita a poker che si consuma in un partito in preda a una crisi di nervi. Infatti questa linea non decolla. Alfano vuole attendere, capire come si muoverà Ignazio La Russa, tentato dalla creazione di un partito di destra. Il segretario teme di restare con il cerino in mano, senza il capitale elettorale certo di Berlusconi e senza le sue risorse. Inoltre la paura è anche quella di essere scippati della carta dell'antimontismo navigando in solitaria contro un'alleanza che unirebbe la LIsta Berlusconi, la Lega e forse La Destra di Francesco Storace. Insomma una partita complicatissima, come confermano le parole di Maurizio Gasparri.
«Mi auguro che le primarie si facciano e le strade non si separino» dice il presidente dei senatori azzurri. Berlusconi dovrebbe innanzitutto tenere unito il partito e proiettarlo al futuro». Daniela Santanchè, invece, invita a fare un passo indietro sulle primarie. «Dobbiamo aspettare le decisioni del fondatore e faccio un appello ad Alfano, perché io alle primarie ci credo tantissimo. Ma a farle in pochi giorni si rischiano brutte figure, le primarie non devono essere fatte perché qualcuno ne ha bisogno. Se si trova l'accordo per rifondare il centrodestra possiamo vincere le elezioni». Una speranza che qualcuno traduce in una terza via, ovvero una sorta di azzeramento del Pdl e una sua rifondazione, con una ricucitura last-minute. Ma che non fa i conti con la volontà di Silvio Berlusconi di andare fino in fondo nella sua nuova avventura politica.
I candidati alle primarie Pdl: Alfano, Meloni, Biancofiore, Cattaneo, Crosetto, Santanchè e Samorì
È la data fissata per le primarie di centrodestra dal segretario Alfano, che però rischiano di saltare
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