Da Alfano a Scalfari da Berlusconi a Renzi: le rivelazioni di Bisignani

Nel libro-intervista con Paolo Madron, il faccendiere racconta aspetti particolari dei principali esponenti della scena politica italiana

Da Alfano a Scalfari da Berlusconi a Renzi: le rivelazioni di Bisignani

Ne ha per tutti. Da Schifani a Verdini, da Maroni ad Alfano. Nel libro-intervista di Luigi Bisignani con Paolo Madron, il faccendiere racconta aspetti particolari dei principali esponenti della scena politica italiana.

Sul ministro dell'Interno, Angelino Alfano, Bisignani dice: "Ha una vera mania per i giochini sul cellulare, cui non rinuncia neanche durante le riunioni. E poi ha la debolezza di consultare sempre l'oroscopo e di regolare le giornate in base a quel che c'è scritto".

Ma soprattutto: "Nell'estate 2011, pochi mesi prima del passaggio di consegne delle chiavi di Palazzo Chigi a Mario Monti, Alfano (d'intesa con Schifani) cominciò a muoversi per mettere da parte Berlusconi, nel momento in cui per il Cavaliere iniziava la fase più aspra del calvario politico e giudiziario. Inizialmente Alfano cercò la sponda di Pier Ferdinando Casini, il quale in realtà lo ha sempre illuso. Ma la sua corte cercò di costruirsela incontrando parlamentari nella casa dei Parioli che Ligresti gli aveva fatto avere in affitto. E in più stringendo un asse con Roberto Maroni che preconizzava la morte civile del Cavaliere e l'investitura di Alfano come nuovo leader".

Bisignani parla anche di Silvio Berlusconi e del suo "rapporto" con Matteo Renzi. "Lo ha corteggiato in tutti i modi. Nei sondaggi riservati a disposizione del Cavaliere, Renzi volava, tanto che Berlusconi non si sarebbe mai ributtato nella mischia se dalle primarie fosse uscito vincitore il sindaco di Firenze. Solo Bersani fece finta di non accorgersene, mobilitando tutto l'apparato del partito per batterlo alle primarie. E scavandosi così la fossa", racconta Bisignani.

Che ne ha pure per Eugenio Scalfari: "Ogni volta che lo aiutavo a fare uno scoop, mi mandava una bottiglia di champagne. Credo che fosse altrettanto con un'altra sua fonte, Luigi Zanda, portavoce di Francesco Cossiga, Al Viminale e poi alla presidenza del Consiglio, con il quale credo abbia conservato una forte amicizia''.

Su Cossiga, Bisignani racconta che nel novembre del 1991 l’allora presidente della Repubblica fece intervenire i carabinieri davanti al Csm. "Non fidandosi in quel momento nonostante fossero suoi amici, dei ministri della difesa Virginio Rognoni e dell’Interno Vincenzo Scotti, chiamò personalmente al telefono il comandante della legione dei carabinieri di Roma, il colonnello Antonio Ragusa, perché si preparasse a fare irruzione al Csm in piazza Indipendenza. In quella riunione il Csm doveva occuparsi dei rapporti tra i capi degli uffici giudiziari e i loro sostituti. Una materia che, secondo Cossiga, non era di sua pertinenza".

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