C he strano. Adesso l'Ue rimprovera il nostro governo per l'Imu, che considera iniqua verso le fasce deboli di proprietari e ne invoca una non ben definita progressività. Quando aveva fatto il decreto legge «Salva Italia», con l' l'Imu in posizione centrale, il premier Monti aveva detto che questo tributo che reintroduceva la tassazione della prima casa abolita dal governo Berlusconi era voluto dall'Ue per consentirci di essere credibili nell'Eurozona. E ciò riguardava anche il fatto che l'Imu, rispetto alla precedente situazione, accresceva il peso della tassazione su tutti gli altri immobili, tramite gli aumenti dei coefficienti catastali e gli aggravi delle aliquote. Monti, ha anche affermato e fatto affermare dai suoi collaboratori che il tributo ci allineava ai maggiori i stati europei, e che a causa dell'esonero della prima casa, e la minore tassazione degli altri immobili di proprietà delle persone fisiche rispetto al resto d'Europa, noi eravamo diventati un'anomalia. Anzi una pericolosa anomalia, perché il populismo berlusconiano e in genere del Pdl e della Lega Nord che avevano gestito quel regime «troppo benevolo» verso le famiglie erano stati molto mal giudicati dal consesso europeo.
Adesso si scopre che l'Imu non è giudicata tanto bene a Bruxelles. Evidentemente, Monti, che conserva con gli eurocrati un vecchio rapporto, ha avuto sentore, la scorsa settimana, che il suo governo sarebbe stato bacchettato dai loro capi per la struttura e la pressione distributiva dell'Imu e cosi ha dichiarato che il tributo, che sino a pochi giorni prima aveva considerato sacro, poteva essere modificato. Una affermazione poco credibile, poiché c'è un detto latino che dice verba volant scripta manent, le parole se ne vanno al vento. E le sue precedenti dichiarazioni ufficiali come presidente del Consiglio e quelle dei suoi collaboratori in Parlamento sui pregi europei e sulla intangibilità dell'Imu sono a verbale. Sia ben chiaro, la scienza delle finanze non è patrimonio degli eurocrati e la tesi dell'Imu come imposta patrimoniale progressiva va presa con le pinze. Il Pd nel suo programma ha messo patrimoniale progressiva, che dovrebbe colpire gli immobili, in modo da mantenerne inalterato il gettito, con esonero delle case dei soggetti con redditi bassi e aggravio delle e case dei ceti medi. Anche l'Agenda Monti contiene accenni a una patrimoniale e pertanto si può pensare che quando lui, adesso, dice che l'Imu è modificabile pensi a qualche cosa di simile alla proposta del Pd, come se l'attuale peso fiscale sugli immobili non avesse già effetti devastanti sul risparmio diffuso, sul mercato edilizio, sull'industria delle costruzioni. E come se la tassazione degli immobili dati in affitto non si risolvesse nella riduzione dell'offerta, tramite minori ristrutturazioni del patrimonio immobiliare vecchio e quindi aumento dei fitti, non appena sarà migliorata la congiuntura.
Ora, la progressività delle aliquote nelle imposte su singoli cespiti di patrimonio, non ha senso in termini di equità, in quanto la capacità contributiva si valuta sulla base del complesso dei redditi e dei beni posseduti dalle famiglie e in quanto se l'imposta sul reddito è, come in Italia, aspramente progressiva sui redditi medi, una progressività sui patrimoni immobiliari dei ceti medi renderebbe tale progressività espropriativa. L'articolo 53 della nostra costituzione stabilisce che il sistema tributario, non l'imposta, sui singoli beni, va ispirato a criteri di progressività. E tale principio è limitato nella sua espansione per gli immobili dalla norma costituzionale che tutela il risparmio diffuso e favorisce la proprietà dell'abitazione.
L'Imu di Monti è bocciata dall'Europa, come iniqua ma il suo inasprimento per porre rimedio all'esosità verso il basso creerebbe nuovi danni e iniquità.
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